i««e 1&97. 191 profitto. I Corcntini all’ incontro si animarono, od accresciute le loro forze ricuperarono molte castella. Si rinnovò allora di bel nuovo la fama dell' imminente arrivo del re Carlo Vili in Italia. Perciò i veneziani furono costretti ad inviare molte milizie sul milanese, delle quali fu comandante il conte di Pitigliano. Questa necessità era suggerita dai progressi, che andava facendo quel primo corpo di francesi, cui il Trivulzio aveva condotto in Asti. Imperciocché di là dilatatisi quei soldati per la Lombardia, avevano tolto cinque castella del duca di Milano, ed erano corsi altresì a molestare Genova e Savona. Tanto perciò era lo spavento di Lodovico Sforza, che domandò ai veneziani un provveditore, che governasse Milano, e fece promulgare sulla pubblica piazza, che i suoi sudditi dovessero ubbidire senza eccezione a colesto provveditore, come a lui medesimo, esaltando la giustizia, la lealtà, la potenza della repubblica di Venezia. CAPO IV. Contegno della repubblica verso il duca di Milano e la città di Pisa. Questa risoluzione dello Sforza valse a tranquillare alquanto i torbidi ed i timori, di cui era pieno T animo dei suoi sudditi. Tut-lavolta la tranquillità in Genova ed in Milano non si potè dire compiuta se non che verso la metà del febbrajo del seguente anno 1497. Nè qui posso astenermi dal far considerare la lealtà e la prudenza dei veneziani a fronte delle tante infedeltà dello Sforza. Imperciocché se i veneziani avessero voluto badare al malvagio procedere di lui, il quale cercava di trar profitto da qualunque circostanza per lavorare nuovi inganni, quasiché fosse in lui un pregio l’essere ingannatore; lo avrebbero lasciato in balìa de’suoi nemici, nè punto sarebbersi mossi a tutelarne gli stali. Ma la comune libertà esigeva, che sacrificassero i particolari riguardi, e non per lo Sforza, ma per la sicurezza degli stali italiani, ne difendessero