Vigilia d'azione 259 stesso Giolitti, tornato da poco al potere, non potè resistere alla logica di questa necessità dimostrata, gridata specialmente dagli uomini politici di destra e dai loro giornali. Furono mandati osservatori a Tripoli; tentata una penetrazione pacifica a base commerciale; ma la Turchia l’ostacolò al punto che si dovettero troncare gli indugi. Per risolvere il nodo con una impresa bellica, la prima dopo le campagne eritree e la modesta spedizione in Cina, bisognava vincere il cronico timore dei moderati e l’opposizione di principio dei partiti estremi. Il problema, appena impostato, provocò discussioni interminabili e polemiche asprissime. Da una parte c’erano le ideologie umanitarie e pacifiste, il persistente attaccamento al “ piede di casa ”, il timore di uno sperpero di vite e di danaro, la pregiudiziale della insufficiente preparazione o quella delle questioni sociali interne ancora da risolvere, o il timore di complicazioni internazionali; dall’altra parte le prementi energie di una nuova generazione, una crescente sensazione di forza, una volontà di vita a più ampio respiro ed il timore di un definitivo accerchiamento dell’Italia nel mare di Roma. Accanto alla volontà compatta dei nazionalisti ci fu il parere favorevole di singole personalità appartenenti a partiti di sinistra e con essi dissidenti: socialisti, sindacalisti, repubblicani, estremisti come Podrecca, Labriola, De Felice, Olivetti, Orano, Cappa, Barzilai, Merlino. Da Pascoli a D’Annunzio a Marinetti i poeti furono entusiasti. Avversi, invece, oltre tutto il socialismo settentrionale, Salvemini, Prezzolini e qualche esponente di destra e del centro parlamentare. In giugno si svolse alla Camera uno dei soliti tornei a base di discorsi con accompagnamento della stampa. L’autorevole deputato Caetani prevedeva lunga e tenace ostilità da parte della Senussia, certo non a torto; ma poi aggiungeva argomenti deplorevoli come il pericolo di suscitare una rivolta indigena fastidiosa anche per le altre nazioni europee occupanti territori di confine con la Libia. E concludeva peggio esaltando in contrapposto « a questi sogni vacui da grande potenza » il fenomeno magnifico — cosi diceva — della nostra emigrazione! Triste eloquenza di una mentalità rassegnata e suicida. Proprio il 10 ottobre,