390 LIBRO XXVIII, CAPO XVIIl. questa cillà; perciò vi si diede con lutto l’animo. Lo stesso doge Leonardo Lorcdan si adoperò ad infervorare il coraggio dei senatori, i quali già per la massima parte vi si trovavano disposti. Parlò con maravigliosa eloquenza e trasse tulli al suo parlilo, e la difesa di Padova fu decretata a pieni voti e con nazionale entusiasmo. Le cose da lui dette in questa occasione ci furono conservate quasi da lutti gli storici e nostri e stranieri ; benché da tutti con differenti parole. Io preferisco di commemorarle colle parole stesse, che adoperò il Guicciardini (1) : e sono queste. « Se, come è manifestis-» simo a ciascuno, prestantissimi senatori, nella conservazione della » città di Padova consiste non solamente ogni speranza di poter » mai ricuperare il nostro imperio, ma ancora di conservare la » nostra libertà; per contrario, se dalla perdita di Padova ne se-» guita, come certissimo, l’ultima desolazione di questa patria, » bisogna di necessità confessare, che le provvisioni e le prepara-» zioni fatte insino ad ora, ancora che grandissime e maravigliose, » non siano sufficienti, nè per quello che si conviene per la sicurtà » di quella città, nè per quello che si appartiene alla dignità della » nostra repubblica. Perché in una cosa di tanta importanza e di » tanto pericolo, non basta che i provvedimenti fatti siano tali che » si possa avere grandissima speranza, che Padova si abbia a di-» fendere; ma bisogna siano tanto potenti, che per quel che si » può provvedere con diligenza e industria umana, si possa tenere » per certo, che abbiano ad assicurarla da lutti gli accidenti che » improvvisamente potesse partorire la sinistra fortuna, potente in » tutte le cose de! mondo, ma sopra tutle le allre in quelle della » guerra. Nè è deliberazione degna dell’ antica fama e gloria del » nome veneziano, che da noi sia concessa interamente la salute » pubblica e l’onore e la vita propria e delle mogli e figliuoli nostri » alla virtù di uomini forestieri e di soldati mercenarii, e che non » corriamo noi spontaneamente e popolarmente a difenderla con i (i) T.ib Vili, cap IV.