anno 1S09. 521 ratificato, la lega sarebbe caduta da se, perciocché le sarebbe mancato il principale appoggio della sua esistenza. In somma si adoperava a mostrare la necessità di una tale restituzione, acciocché avesse potuto avere in faccia ai collegati un giusto e specioso motivo di negare la sua adesione al trattato di quella lega, di cui non occultava essere stato l’istigatore. Egli avrebbe trovato nella restituzione di quelle due piazze una scusa sufficiente per non ratificarlo: egli avrebbe allegato il pretesto, che i veneziani stessi avevano reso inutile, quanto a lui, quel trattato, perché ne avevano prevenuto l’effetto colla soddisfazione data da loro alla santa Sede: egli, dall’ essere una delle parti contraenti, sarebbesi cangialo ad essere mediatore tra i discordi e rivali: egli, in somma, quando 1’ onor suo fosse in salvo, non gli avrebbe in veruna guisa impediti dal seguire i loro veri interessi ai quali era tanto avversa la conchiusa lega. Tosto che il senato ebbe avviso di tuttociò, si diede a pensar seriamente sulle istruzioni da spedirsi all’ ambasciatore circa le risposte da darsi al pontefice. Nel mezzo delle discussioni, che vi si fecero, Alvise Moliti consigliava che si rispondesse cosi da intavolare una pratica di accordo, lasciando'intravedere, che la repubblica non era per ricusarvisi. Ma Domenico Trevisan, procuratore di san Marco, arringò invece per 1’ opinione contraria. Ne portò l’arringa il Guicciardini con argomenti e frasi inventate da lui ed elegantemente esposte: ma nessuno dei cronisti nostri ce ne trasmise le identiche parole. È certo per altro, che il Trevisan, siccome osserva anche il Tenlori (1), « non proferì nessuna di t quelle proposizioni oltraggiose alla maestà e sacro carattere del » romano pontefice, che ad esso attribuisce Francesco Guic-» ciardini, » Fu deliberato adunque di resistere alle richieste del papa, e di non cedergli le piazze della Romagna. Giulio lì perciò, irritalo (i) Slor. Veti., pag. 90 del tom. IX. VOL. VII.