488 LÌBRO XXV1U, CAPO XLVIII. » che uomo consigliare si potesse, conciosiaché si portino dinanzi » a lui (liciotto o venti insegne, le più maravigliose che vedute si » siano, le quali in questa battaglia furono guadagnate, e resterà » a Milano finché il re mandi, se vuole che sia recato in Francia » o no. — Mio signore, il nostro esercito si attempa per questa » Romagna, pigliandosi tutte le città a nome del concilio, le quali » a darsi non si fanno priegare, almeno perché temono d’ essere » saccomanate, come fu questa città di Ravenna, dove non è restato » più lisca e non svigneremo noi da questo alloggiamento, finché il » re non mandi che operare si debba. — Mio signore, rispetto al » posto del fratello, del che scritto mi avete, come voi lo mande-» rete non sarà per fallo, che non ne sia provveduto. Poi che sia » pieno questo disbrigo, credo che sosta avremo, non di manco gli • svizzeri sempre romoreggiano ; ma sappiano appena questa sba-» rattata e forse metteranno acqua nel loro vino. Quando siano un » po’rappaciate le cose, verrò a trovarvi. Priego Dio, che deavi » buonissima vita e lunga. — Scritto dallo alloggiamento di Ra- • venna, il 14 aprile. — Vostro umile servo — Bajardo. » CAPO XLVIII. Vantaggi dei veneziani nella Lombardia. Giunta a Roma la notizia della rotta degli spagnuoli non si può esprimere quanto al vivo la sentisse il papa Giulio II : per essa disponevasi già a progetti di pace. A porre in calma 1’ animo di lui giunsero intanto lettere del viceré di Napoli, il quale, ritiratosi in Ancona, assicurava di raccogliere nuove truppe, perciocché il nerbo dell’ esercito spagnuolo era salvo; cosicché all’ arrivo degli svizzeri l’armata degli alleati sarebbe riuscita assai più numerosa della francese. E di altri vantaggi lusingavasi inoltre, perché non minori erano stati i danni dell’ armata nemica e perchè aveva questa perduto i migliori capitani e lo stesso suo comandante supremo.