anno 1482. 25 » di Milano, benché fosse della podagra mal condizionalo, pure » lui e la sua casa fece custodire. • Ma vedendo in seguilo moltiplicarsi il mal contento negli stati suoi, pensò di mettersi al sicuro e di trovarvi un freno col chieder alla repubblica di Venezia, clic gli cedesse a servizio il comandante Roberto Malatesta, esperto condottiero di truppe da terra, perché voleva farlo gonfaloniere della Chiesa, in luogo del duca di Urbino. Né tardò il senato a con-disceudere alle istanze del papa : lo lasciarono in libertà, ed egli se ne andò a Roma ad assumere il comando, a cui veniva invitalo. Ebbe inoltre bisogno il pontefice, che i veneziani gli mandassero un’armata di mare, perché Alfonso, duca di Calabria, figliuolo del re Ferdinando, danneggiava le terre e le castella della Chiesa. Acconsenti il senato alla domanda, ed incaricò quindi Vcttor So-ranzo, cavaliere, procuratore di san Marco e capitano generale della flotta veneziana, di unire insieme quanto più avesse potuto di galere, fuste, grippi ed andasse nella Puglia agli ordini del pontefice. Ed il giorno 22 di giugno accostavasi appunto alla Puglia ed incominciava a danneggiare il paese. Alfonso intanto, il quale s’era inoltralo negli stati della Chiesa ostilmente, occupò a tradimento la città di Terracina, e poco dopo si fece padrone anche dell’ inespugnabile sua rocca, cui a prezzo d’ oro ottenne dal castellano, che cuslodivala. Anche altre castella appartenenti al pontefice potè avere di poi, quasi per conseguenza. A vendicare questi insulti s’ avvicinava con sollecitudine il Soran-zo; e giunse il di 30 giugno nell’Abbruzzo con la sua flotta. Sbarcò subito a terra gli slralioti con la lurba navale. Questi andarono alla città di Ortona a mare, ed ivi posero lutto a ferro e a fuoco: vi fecero grandi prede ; poi passarono ad allri castelli e da per tutto recarono grandi danni. Ma tornali, che furono alle galere, dovettero ben presto imbarcarsi e pigliare il largo, perché un'' impetuosa burrasca poneva la flotta a pericolo di sfracellarsi d’incontro alle spiaggie. Si avviarono a Lesina, ossia all’isola del Faro, e colà diedero fondo.