232 LIBRO XXVII, CAPO XX. archibugiate e di freccie, che le scagliarono addosso i turchi dalla spiaggia vicina. Nel ritorno della flotta veneziana a Corfù, il Pesaro ebbe notizia, che un corsaro turco aveva sorpreso Zonchio, e che il presidio s’ era vilmente reso, con tre galere, eh’ erano nel porlo. Ritornò indietro colla sua flotta e lo ricuperò alla repubblica. Poco dopo, tentò un’ impresa vieppiù ardita. Informato, che una porzione della flotta turca stava ancorata in un fiume della Macedonia, ravvolse nella sua mente il progetto, in apparenza assai facile, di appiccarle il fuoco e incendiarla. Perciò spedì colà in barche coperte duecento de’ migliori marinari con un coraggioso uffiziale. Ma l’impresa riuscì contraria alle concepite speranze, perchè il nemico n’era già stato informato per mezzo di qualche imprudente, che non seppe conservare il silenzio o che gli e ne vendè la notizia. Di fallo, quando le barche si avvicinarono dove slava la flotta turca, furono ricevute a colpi di cannone : e vi sarebbero rimaste tutte o perdute o disfatte, se la somma loro leggerezza non le avesse ajutate ad affrettare la fuga. Maridotte in salvo da questo disastro, non poterono sottrarsi da un altro che poco dopo aspettavate. Una furiosa tempesta le colse nell’ uscire dal fiume, nè valsero a lottare contro di essa : il vento le spinse impetuosamente contro la spiaggia e le Iracassò. Gl’ infelici marinari, che le conducevano, parte perirono naufraghi, parte o caddero prigionieri in mano dei nemici o furono trucidati. CAPO XX. Lega di 'principi cristiani contro i turchi. La sola repubblica di Venezia aveva resistilo fin qui alle poderosissime forze della mussulmana potenza, nè alcuno dei principi cristiani s’era messo in suo ajulo. Primo ad offerirle spontaneamente assistenza fu Gian-Alberto re di Polonia, il quale mandò