anivo 1513. 509 comandatile feceli ritirare, c poscia levò P assedio e portò il suo campo sino a Tomba. Di là fece foraggiare tutte le circostanti campagne della città e distribuì gli appostamenti delle sue truppe, in guisa, che non potesse passare a sussidio di Verona alcun convoglio di viveri. CAPO L1X. Si tratta di pace: i veneziani la ricusano. L’attuale posizione degli affari fece sperare al papa Leone X, che i veneziani sarebbero pieghevoli a condizioni di pace coll’ imperatore. Più volte anche per P addietro ne aveva fatto qualche istanza; ma sempre indarno. Lusingavasi ora di potervi riuscire in vista che dalla Francia non potevano più aspettare verun soccorso, essendo essa occupata a difendersi nel suo interno dall’ imperatore Massimiliano, dal re Enrico Vili e dagli svizzeri. L’imperatore stesso, impegnato dal re d’Inghilterra a far la guerra in Picardia, poco più si curava ¿egli affari dell’ Italia, la qual cosa accresceva al papa la speranza di riuscire nel suo progetto. Leone X spedì perciò un suo nunzio a Venezia ed interessò il re di Spagna, acciocché vi mandasse per lo stesso fine il cante del Carreto. Furono ascoltate dal senato le loro esortazioni, le loro propostè di mediazione: ma; poiché Massimiliano non aveva voluto rinunziare a nessuna delle sue pretensioni, nè la repubblica voleva trattare di accordi, se prima P imperatore non avesse restituite le città di Verona e di Vicenza; il senato dichiarò di bel nuovo, che le disgrazie della guerra non avrebbero mai potuto fargli accettare condizioni, che giudicasse contrarie all’ onore e agl’ interessi della repubblica. Nel tempo stesso, il senato, il quale sospettava d’insidie nei buoni uffizii, che il re di Spagna faceva presso il re Luigi XII, onde indurlo a riconciliarsi coll’ imperatore ; sicché, riconciliato