Ukk LIBRO XXVIU, CAPO XXXI. » ritornò sotto il dominio dei veneziani, e i danni infiniti e intolle-» rabili che ha ricevuto, ci rendiamo certissimi, invittissimi capili tani, che nei petti vostri sarebbe maggiore la pietà delle nostre » miserie, che lo sdegno e 1’ odio per la memoria della ribellione; » se ribellione merita d’ esser chiamato 1’ errore di quella notte, » nella quale essendo spaventato il popolo nostro perchè l’esercito » inimico aveva per forza espugnato il borgo della Posteria, non » per ribellarsi nè per fuggire T imperio mansueto di Cesare, ma » per liberarsi dal sacco e dagli ultimi mali della città, uscirono » fuora ambasciatori ad accordarsi cogl’ inimici ; movendo sopra » tutto gli uomini nostri, non assuefatti alle armi, e ai pericoli » della guerra, P autorità del Fracassa, il qual capitano, sperimen- * tato in tante guerre, e soldato di Cesare, o per fraude o per ti-» more, il che a noi non appartiene di ricercare, ci consigliò che » mediante 1’ accordo provvedessimo alla salute delle donne e » figliuoli nostri e della nostra afflitta patria. In modo che si cono-» sce che non alcuna malignità, ma solo il timore accresciuto per » F autorità di tale capitano, fu cagione, non che si deliberasse, » ma piuttosto che in breve spazio di tempo in tanto tumulto, in » tanto strepilo di arme, in tanti tuoni di artiglierie nuovi agli » orecchi nostri, si precipitasse ad arrenderci ai veneziani, la feli-» cità dei quali e la potenza non era tale che ci dovesse per sé * stessa invitare a questo. E quanto siano diversi i falli nati dal » timore e dall’errore, da quei peccati che sono mossi dalla fraude » e dalla mala intenzione, è manifestissimo a ciascuno. Ma quando » bene la nostra fosse stata non paura, ma volontà di ribellarci, e » fosse stato consiglio e consentimento universale di tutti, non in » tanta confusione fu più presto movimento e ardire di pochi, non » contraddetto dagli altri, e che i peccati di quella infelice città » fossero del tutto inescusabili, le nostre calamità da quel tempo * in qua sono state tali, che si potrebbe veramente dire che la » penitenza fosse senza comparazione stala maggiore che il pec-» cato, perchè dentro alle mura, per le rapine dei soldati stati