240 LIBRO XXVII, CAPO XXIV. Tana e delle Fiandre; e su di queste navigavano moltissimi nobili di robusta età giovanile, sì per esercitare la mercatura, come per acquistare cognizioni ed esperienza nautica, da valersene poi e da rendersi abili nelle armate navali, a servizio dello stalo. La navigazione privata era quella, a cui attendevano i sudditi coi loro particolari navigli, recandosi a tutti i porti del Levante e del Ponente, ovunque la mercatura chiamavali. Il governo stesso cooperava colle sue premure a rendere più florido e più copioso il loro commercio. Sappiamo anzi dalla storia del cardinale Pietro Bembo (I), che in questo secolo il senato invitò più volte i particolari ad accrescere colla costruzione di nuove navi il numero dei legni, che viaggiavano per lo commercio : e per animarli a secondare le sue intenzioni, promise il prestito di trenta libbre d’ oro a chiunque si accingesse a far costruire una nave grossa. Ed appunto questa somma di trenta libbre d’oro decretò il Consiglio dei Dieci e sua Aggiunta, che dalla magistratura al sale venisse somministrata, a titolo di semplice prestito gratuito, a ciascuno dei due nobili Filippo Bernardo e Luigi Contarini, in compenso della perdila da loro sofferta di due navigli, che avevano naufragato ; con obbligo per altro di doverne subito far costruire altri due, precisamente uguali a quelli (2). La navigazione interna era quella del Golfo, la quale si faceva con legni di minore grossezza, adattati a scorrere I’ Adriatico, ed atti a trovare facile ancoraggio nei porti di basso fondo, di cui appunto abbondano i litorali del Golfo. Non sarà fuor di proposito l’avvertire qui, che quanto stava a cuore al governa il traffico nazionale marittimo, tanto era alieno dall’ oltremonlano e terrestre. Al che si riferisce un decreto del senato, dell’ anno 1473, per cui fu vietato ai sudditi veneti 1’ andare in Germania ed il negoziare coi tedeschi ; mentre con essi avevano i veneziani tutta 1’ opportunità di fare qualunque traffico (i) làb. 1 e li. (2) Tenlori Stor. Veri., lom. VII, pag. 344-