1)122 LI1SR0 XXVIU, CAP. LXVII. bisogno di mantenersi amiche le potenze d’Europa : perciò acconsenti facilmente alla domanda dell’ ambasciatore Giustiniano. Le antiche alleanze coi veneziani furono rinnovate, ed il pascià Alim-bey accompagnò l’inviato della repubblica sino a Venezia, ov’egli venne per conchiudere definitivamente il trattato. Selim, passato in Asia con un’armata formidabile, sconfisse l’esercito avversario: fece prigioniero suo fratello Acmet e lo fece decapitare. Più potente perciò diventava allora l’impero di Selim e più preziosa ne riputavano l’amicizia i principi dell’Europa. Si pensò quindi a staccarlo dall’alleanza coi veneziani. A questo fine l’imperatore Massimiliano mandò ambasciatori a Costantinopoli, e cercò di far persuadere Selim ad attaccare con le armi la Dalmazia veneta, nel mentre che le forze della repubblica erano distratte alla difesa degli altri suoi possedimenti. Alle quali istigazioni, per buona sorte, il sultano non potè aderire, perchè Amurat figliuolo di Acmet, sottratto dall’eccidio, aveva trovato dall’amicizia del sofi di Persia nuovi soccorsi per far risorgere il suo partito, ed avan-zavasi a minacciare le frontiere del suo impero. Costretto adunque a difendersi da quella parte, non potè muoversi a molestare i veneziani dal lato della Dalmazia. CAPO LXVII. Guerra nel Friuli. Bensi nel Friuli e nell’Istria continuavano ad essere molestali dalle armi dell’imperatore, capitanale dal conte Frangipane, ovvero Francapane, come lo nomina il Guazzo. Questi, alla tesla delle milizie della Carintia e della Carniola, saccheggiava impunemente il paese; ed era giunto ad impadronirsi, per lo tradimento del prete Bortolo, dell’ importante piazza di Marano. Indarno il conte Gerolamo diSavorgnano tentò di ricuperarla. Le milizie tutte della provincia insieme raccolte ; alcune compagnie di uomini d’arme e