316 LIBRO XXVIII, CAPO IV. contento di avere veduto quelli, che per lungo tempo assicuravano al re suo signore la tranquilla amministrazione della Castiglia: del resto, conosceva in ogni caso Ferdinando capace di deludere facilmente gl’impegni ancor più solenni,ogni qual volta non gli avesse giudicali favorevoli ai suoi interessi. CAPO IV. Il senato di Venezia viene in cognizione della lega conchiusa. La secretezza, con cui tuttociò fu condotto al suo termine, era stata veramente maravigliosa. Lo strepito di questo congresso in Cambrai aveva spaventato moltissimo alcuni dei senatori ; ma le loro conghietture circa il vero motivo della radunanza fu riputato piuttosto un timor panico, perciocché nessun politico, in via ordinaria, avrebbe potuto mai sospettare ciò ch’era veramente avvenuto. Tanto più con fiducia se ne respingeva dal maggior numero l’idea, perchè l’ambasciatore veneziano Antonio Condulmer presso la corte di Francia; ingannato anch'egli dalle proteste menzognere e dai giuramenti, che gli faceva il d’Auiboise, sulla fede di ministro e sulla fede di cardinale, che il re voleva conservare 1' amicizia coi veneziani, e che nulla contro di loro era stato trattato in Cambrai; teneva e confermava nell’inganno il senato, mentre stava già già per rovesciarsi sulla repubblicala più funesta procella. Le prime notizie positive, che n’ ebbe il senato, gli vennero da Jacopo Caroldo, residente della repubblica in Milano. Questi, nel tempo, in cui cominciavasi a parlare qua e là delle cose, che erano state trattate in Cambrai, udì dal labbro di un piemontese, nominalo Carlo Guifredo, nativo di Carmagnola: Avrò presto il contento di vendicare la morte del più illustre de’ miei compatrioti sopra quegli scellerati, che l' hanno fatto ingiustamente morire. Le quali parole, pronunziate con frizzante affettazione, e manifestamente riferite al supplizio del generale Carmagnola, traditore di