U04 LIBRO XXVIII, CAPO X*I. Maggior Consiglio, anziché dinanzi al senato, acciocché quivi non prevalessero le sue discolpe, commemorando la sua contrarietà all’ intraprendere quella guerra ed il suo presagio di contraria riuscita. Dal Maggior Consiglio adunque egli fu condannato a tre anni di esilio. CAPO XXI. Danni sofferti dagl’ imperiali a Verona. Questo disastro nel Po veniva compensato intanto da considerevoli vantaggi che ottenevano i veneziani sopra le truppe imperiali nella provincia di Verona. Per quanto 1’ imperatore si adoperasse per ottenere da loro una tregua, essa non potevasi mai conciliare, perchè le pretensioni di lui erano troppo gravi, nè potevano essere accettate. La qual cosa dispiaceva anche al papa, il quale desiderava di liberare i veneziani da tante molestie, ed aveva a tal line interposto nell" affare il suo nunzio Achille dei Grassi, vescovo di Pesaro. E la propensione di Giulio II a comporre le cose era altresì confortala dalla condiscendenza degli stessi veneziani, i quali, per togliere qualunque motivo di ulteriori contrasti colia corte romana, avevano acconsentito alla restituzione di Comacchio al duca di Ferrara. Ma l’imperatore Massimiliano, che troppo aveva fondato le sue speranze su questo duca, troppo altresì ne spingeva la protezione: sicché nelle condizioni della tregua, ch’egli stesso domandava ai veneziani, poneva quasi a principio fondamentale, che promettessero di non molestarne lo stato mai più. Le genti della repubblica, accampate intorno a Verona, e tenendo il loro quartiere generale a san Bonifazio, borgo non molto discosto da quella città, la tenevano strettamente assediata, e gravi molestie recavano di quando in quando alle milizie confederate, che la difendevano in nome dell’ imperatore.