anno 1505. 255 opportunissima a fare cangiar d'aspetto lo stato delle cose, la morte del papa Alessandro VI, nell’ agosto dell’anno 1505. Nessuno se ne dolse più del duca Valentino, il quale, sotto 1’ ombra della protezione paterna, si teneva sicuro nell’ abbracciare audacemente ogni più difficile impresa. Non è mio uffizio l’entrar qui a discussione sullo scambio del veleno, di cui tutti hanno parlato gli storici, chi narrando ad un modo e chi ad un altro : a me spella piuttosto il narrare le conseguenze, che derivarono da quella morte agli stali veneziani ed agli affari della repubblica nostra. Gravissimi infatti furono allora i tumulti in Roma, ove i cardinali temevano le violenze del duca Borgia, e gravi altresì furono gli sconvolgimenti in tutlo lo stato della Chiesa. I Vitelleschi avevano ricuperato Città di Castello ; i Baglioni erano rientrati in Perugia, ajutati dai fiorentini; Urbino, Pesaro, Sinigallia, Camerino ed altre città avevano richiamato gli antichi loro signori. All’ apparato di tutti questi movimenti, anche il governo veneziano aveva mandato molle milizie a Ravenna, sotto il comando di un provveditore di armata, ac'ciocchè assumesse questi In nome della repubblica il patrocinio e gli omaggi di tutte quelle città, che avessero voluto rientrare sotto la proiezione di lei. E vi entrò For-limpopoli con molte castella de’ suoi dintorni : tutte poi le suindicate città riconoscevanla per loro sovrana. Così anche le angustie dei veneziani per le minacciose intraprese del duca Borgia, ebbero fine. Pareva anzi, che sotto il nuovo pontefice Giulio II succeduto a Pio III ; il quale per soli ventisette giorni era stato successore di Alessandro VI; avrebbero avuto migliore tranquillità, che non per 1’ addietro. Ma ebbero anzi maggiori travagli, a cui prepararono a poco a poco la strada gli avvenimenti fin qui narrati, ed altre circostanze altresì, che concorsero a lavorare secreti intrighi contro la nostra repubblica, negli anni primi del pontificato di lui.