ANNO I5Ì0. 413 La facilità di questi suoi progressi era conseguenza della ritirata, che avevano fatto i veneziani; iquali, partitisi da Soave, eransi ridotti di mano in mano alle Brentelle, luogo vicino a tre miglia di Padova. Qui Giampaolo Baglione, governatore dell' esercito, ed Andrea Gritti provveditore, riputarono opportuno chiudersi in alloggiamento forte, perchè il paese è pieno di argini ed è circondato dalle acque dei tre fiumi Brenta, Brentella e Bacchiglione. CAPO XXXI. Perdila della città di Vicenza. Per questa ritirata il territorio vicentino rimaneva del tutto esposto alla volontà dei nemici. Perciò i vicentini ne temettero assai ; perciocché si vedevano senza difesa ed impotenti da per sè soli ad intraprenderla. Deliberarono pertanto di abbandonarsi alla misericordia del vincitore, ed a implorarla per mezzo di una legazione composta dei primarii cittadini. Ma non fidandosene sen-z’averne prima fallo correr voce al generale supremo, mandarono a chiedere a Ciamonte un salvo condotto, per poterglisi presentare; e 1’ ottennero. Gli si presentarono adunque al ponte di Barberano, eh’ è discosto dieci miglia da Vicenza : ed ivi trovavasi anche il principe di Anault. Introdotti dinanzi ad essi, alla presenza altresi di tulli i capitani e comandanti degli eserciti, il capo di essi pronunziò un discorso, il quale, al riferire del Guicciardini (1), secondo si dice, fu così (2) : « Se fosse noto a ciascuno quello che la città di Vi- ■ cenza, invidiata già per le ricchezze e felicità sue da molle città * vicine, ha patito, poiché più per errore e stoltizia degli uomini e * forse più per una certa fatale disposizione che per altra cagione, (i) Stor. d’ Ital., lib. -IX, cap. I. Giustiniano, nelle loro storie, fecero men- ta) Nè il Bembo, nè il Mocenigo, nè il lione di quest’ambasciata.