anno 1499. 225 pace e la desiderasse altresì. Perciò fu mandato a Costantinopoli Luigi Mainenti, segretario del Consiglio dei X, per dolersi della violazione dei trattati, e per domandare la restituzione della piazza di Lepanto. Aveva poi avuto la commissione secreta, che dovesse pur cederla ai turchi, quando questa cessione avesse ad essere il prezzo della pace. Giunto questo intrepido ministro a Costantinopoli, trovò ben dissimile lo stato delle cose. Egli non fu nemmeno ammesso alla presenza dei pascià, i quali pretendevano invece, siccome prezzo della pace, la cessione delle piazze di Modone, di Corone e di Napoli di Romania, ed inoltre l’annuo tributo di dieci mila ducati. Tostochè il senato ebbe notizia di queste pretensioni della Porta, indispettito richiamò a Venezia il suo ambasciatore, e pensò a preparare poderose forze, con cui far fronte alle imminenti irruzioni. Si credeva in Venezia, che i turchi meditassero per loro prima conquista la città di Napoli di Romania; perciò fu spedito colà un grosso corpo di milizie, acciocché la difendessero. Alle truppe si associarono eziandio i cittadini, i quali, per togliere ai turchi ogni mezzo di sussistenza, avevano appiccalo il fuoco alle messi ed avevaro spianato tutte le abitazioni all’ intorno. L’ armata navale della repubblica si radunava intanto all’isola di Zante, in osservazione delle mosse dei nemici. Questi avevano unito una flotta di dugento vele ed eransi avvicinali all’ isola di santa Maura, nel mentre che Bajazet, alla testa di numerosissimo esercito terrestre entrava nella Morea, e spingeva grosse squadroni di cavalleria a vista di Napoli. Questi furono battuti e quasi disfatti da vigorosa ed improvvisa sortita del presidio veneziano ; cosicché gli avanzati piegarono verso Navarino, donde pure furono respinti con nuova perdita considerevole. I pochi, che non erano periti, si riunirono a grande stento all’ esercito. VOL. VII. 29