362 LIBRO XXVIII, CAPO XII. Conlarini, uomo ricchissimo, sulla cui liberazione calcolava Luigi XII il vantaggio di una grossa faglia. Fatti ardili sempre più per sì prosperi avvenimenti, i francesi assediarono Peschiera, ed in fine la occuparono. Ne tennero prigioniero il comandante Andrea da Riva, finché il re, calpestando con feroce barbarie ogni diritto delle genti, comandò, che fosse impiccato, in un col proprio figliuolo, ai merli della fortezza medesima. Alla perdila di Peschiera tenne dietro quella altresì di Crema, in conseguenza delle perverse istigazioni del cittadino Soncin Benzone. Tultociò avveniva nel periodo brevissimo di quindici giorni : cosicché al re nuli’ altro più mancava a conquistare di quanto dalla partizione stabilita in Cambrai eragli stato assegnato. CAPO XII. La repubblica perde tutti i suoi possedimenti della terraferma d’Italia. Dal suo canto, anche il papa Giulio II aveva posto in piedi un esercito di tredici mila uomini, del quale aveva affidato il comando al duca di Ferrara, creato perciò gonfaloniere di sanla Chiesa. Un nipote del papa, Francesco Maria della Rovere, era il mastro generale di campo. Accompagnava 1’ esercito in qualità di pontificio legato il cardinale Francesco di Castel del Rio, vescovo di Pavia: « uomo di merito, dice di lui il Dubos'(I), il quale edificava male » la chiesa, ma la serviva bene. • Sul quale proposito continua cotesto scrittore : « Giulio II pieno di fiducia intorno alla sua per-» sona gli aveva data la principale autorità nel suo esercito. Non » amava molto il duca di Ferrara per darsi a lui nelle mani ; e » suo nipote non era ancora ben formato, per metterlo alla fronte » di una grande impresa. » Questo esercito, per verità, non aveva fatto nessun progresso (>) Stor. della lega di Cambrai, pal i. I, lib. I, pag. 5o.