ANNO 1510. 461 veneziane, eh’erano alla Stellala. Lusingavasi di trovare assistenza nel popolo, ma s’ingannò; perchè sebbene parlasse ai primarii calde parole di raccomandazione, nessuno si volle muovere a difesa di lui. Risolse allora di fare istanza a Ciamonte, perchè gli potesse con un salvocondotto mandare in qualità di ambasciatore Francesco Pio della Mirandola a trattare di accomodamento. Per la quale istanza Ciamonte, che pur sapeva desiderare anche il suo re una qualche convenzione di pace, si astenne dal muovere le sue truppe, ed acconsenli, che il pontifìcio rappresentante venisse a parlamentare con lui. Egli si mostrò pronto a fermare la pace col papa, a condizione, che il papa assolvesse dalle censure Alfonso d’ Este e quanti altri per cagione di lui v’ erano stati sottoposti ; che sciogliesse dalle censure anche i Bentivoglio e restituisse loro i beni confiscati ; che relativamente ai veneziani continuassero i patti stabiliti contro di essi nella lega di Cambrai; che si decretasse una tregua di sei mesi tra esso pontefice ed il duca di Ferrara, ed ognuno ritenesse in frattanto ciò che possedeva; che durante la tregua si decidessero da probi giudici le ragioni dell’ una parte e dell’ altra; che quanto a Modena ne fosse giudice l’imperatore, e che perciò se ne consegnasse a lui sull’ istante la città; che restituisse Cotignola al re di Francia; che liberasse il cardinale di Aus e perdonasse agli altri cardinali assenti ; che concedesse al re il diritto di nomina a tutti i benefizii ecclesiastici nel regno di Francia. Ritornato a Bologna Francesco Pico, non senza speranza di poter in seguito indurre Ciamonte a mitigare la durezza delle sue dimande, n’ espose al pontefice la serie. Restò Giulio II vivamente angustiato per esse, nè sapeva a qual partilo appigliarsi. Da un lato sentivasi commosso dalle incalzanti suppliche dei cardinali, che cercavano di persuaderlo ad accettare quelle proposizioni, ove non vi fosse luogo a sperarne di migliori; dall’altro ardeva di rabbia contro i veneziani, delle cui promesse non vedeva per anco il desiderato effetto. Ma quando, sul declinare del dì vide entrare finalmente in Bologna Chiappino Vitelli con seicento cavalleggieri