i 1 G I.IBRO XXV, CAPO XXXIII. curale, perchè riputavate ingiuste, desiderava pur tuttavia, che fossero annullate, affinchè con esse venisse tolto qualunque seme di turbolenze e di discordie. Scrisse perciò ai quattro cardinali veneziani Barbo, Zeno, Micheli e Foscari, acciocché andassero unitamente a visitare il nuovo pontefice, ed a palesargli il giubilo della repubblica per la sua esaltazione, ed a supplicarlo in pari tempo di togliere quelle censure, di cui, falla la pace col duca di Ferrara, era stata tolta ancor la cagione. Innocenzo domandò tempo per esaminare a fondo l’affare; e dopo molte consulte, a cui prese parte anche l’ambasciatore del re di Napoli; il quale fece, per verità, ogni sforzo onde impedire ogni buon effetto del maneggio; dichiarò ai cardinali veneziani, sè essere disposto a levarle, purché il senato promettesse di non imporre mai più in avvenire decime sul clero, di rinunziare alla nomina dei benefizii e di spedire a Roma ambasciatori a chiedergli perdono. Le quali condizioni non si vollero dal senato accettare: e similmente Innocenzo non volle concedere la domandata assoluzione. Intanto accadde, che Lorenzo de’ Medici, capo allora della repubblica di Firenze, avesse contrasto coi genovesi e fosse in procinto di venire a guerra contro di essi; il re di Napoli, sempre attento a fomentare la discordia tra gli stati d’ Italia, aveva concesso ai fiorentini copiosa assistenza di truppe. Il papa, desideroso di recare ajulo ai suoi connazionali, pregò questo principe ad abbandonarne la difesa ed a richiamare a Napoli le sue genti. Lo promise egli bensì, e s’impegnò di non ingerirsi minimamente in quel contrasto dei genovesi ; ma intanto aveva mandato in mare una flotta, la quale arrestava e metteva a contribuzione tutte le navi genovesi. Questa mala fede del re Ferdinando disgustò assai il papa Innocenzo, il quale si vide allora ridotto ad aver bisogno dei veneziani. Per farseli favorevoli impegnò il vescovo di Antivari a maneggiare la loro riconciliazione colla santa Sede ed a stimolarli a chiedergli l’ assoluzione, non esigendo da loro verun’ altra condizione, tranne che per mera formalità dirigessero a lui una