anno 1510. 157 nell’ animo suo Giulio II, perchè aveva avuto nolizia della propensione del re Ferdinando ad unirsi alla lega contro i francesi. Imperciocché, geloso questo principe dell’ ingrandimento del re Luigi XII in Italia, e temendone le funeste conseguenze pel suo regno di Napoli, aveva riputato miglior consiglio il separarsi dalla lega di Cambrai, per collegarsi invece coi veneziani e col papa. Di gravi amarezze pel papa stesso riuscì feconda la scomunica fulminata da lui contro Ciamonte e i francesi. Imperciocché il re Luigi XII, il quale con tanto calore avevaio stimolato a colpire di quella pena i veneziani, e che tanto aveva fatto perchè non gli assolvesse, e che tanto s'era arrabbiato dell’ assoluzione loro impartita ; vedendo colpito sé ed il suo generale e le sue gemi di quella pena medesima, suscitò contro di esso i vescovi ed i prelati della Francia a colpirlo nel punto, che più vivamente lo pungesse, « Sapendo egli adunque, scrive il Tentori (i), che I’ imperatore • Massimiliano desiderava di diventar papa ( strano pensiero in-» sorto nella mente di quell’ Augusto, come osserva il Denina, e • prima di lui il Mariana nella storia di Spagna ), e di occupare • Roma c tutto lo stalo della Chiesa, » strinse con lui ancor più ferma alleanza, col disegno di radunare un concilio generale, che regolasse, com’ egli vantava, la Chiesa nel capo e nelle membra. E di fatto radunò in Orleans, e poco dopo li trasferì a Tours, tutti i prelati della Francia, i quali, prima di separarsi dall’ ubbidienza di Giulio II, spedirono a Roma col mezzo dei loro ambasciatori gli articoli stabiliti dal clero gallicano, intimandogliene l’osservanza per 1’ avvenire, e minacciandolo, se non vi si fosse adattato, di citarlo al concilio generale, che sarebbesi radunato entro sei mesi nella città di Lione. Questo egli é quel concilio, che, trasferito poco dopo a Pisa, fu poscia qualificato col suo vero nome di conciliabolo Pisano. Gli articoli proposti dal re al clero di Francia, e da questo (1) Stor. Verilom. IX, cap. II del lib. Ili, pag. 134* vol. vii. 58