anno 1498. 199 raccomandali ; perciocché tal era la via di mezzo Ira la soggezione e la libertà. » — Rispondevano i veneziani, non potersi dir libera quella terra, ove le piazze e l’amministrazione della giustizia fosse nelle mani altrui. Le quali risposte ben assicurarono i fiorentini, che il senato di Venezia non avrebbe così facilmente ritirato dai pisani la sua protezione, finché da forze maggiori non vi fosse stato costretto. Gli ambasciatori passarono a Ferrara, per interessare quel duca ad entrare nel maneggio e cooperare colla sua influenza al buon fine. Nel senato intanto variavano le opinioni; perciocché alcuni dei senatori sostenevano, che il premio non poteva corri-spondex*e ai dispendii sostenuti, e che se al presente non si fosse lasciata Pisa alle istanze dei fiorentini, poteva essere in breve tempo esposta all’arbitrio degli avvenimenti. Tutto dì infatti risuonava la fama di nuovi disegni e di novelli preparamenti dei francesi per venire a molestare l’Italia ; ned erano meno considerevoli gli apparati che andavano facendo i turchi, senzachè si avesse indizio delle loro intenzioni, nè si sapesse a qual provincia macchinassero di spingere le loro armi. Laonde, se contro gli uni o contro gli altri fosse stato necessario di muovere le armi della repubblica, sarebbe certamente mancata la possibilità di spedire a Pisa soccorsi. Altri invece dei senatori opinavano, offesa di troppo la dignità e lo splendore delia repubblica, se dopo tante e così gravi spese e dopo sì enormi sacrifizii, si lasciasse cadere sotto il dominio dei fiorentini una città, che aveva implorato l’ajuto di lei e che a lei s’ era interamente affidata per guisa di volersene assoggettare per sino alla sovranità. Tuttavolta propensi i pisani per la stanchezza ad accettare un accomodamento, purché la loro libertà fosse salva; ansioso il duca di Milano di ristabilire la pace nell’Italia, acciocché fosse tolto qualunque pretesto alla venula dei francesi ; pronti i fiorentini ad esborsare denaro od a qualunque altra condizione, purché Pisa ritornasse sotto il loro dominio ; presago il senato della gravità dei pericoli, a cui sarebbe andata soggetta la repubblica, ove