168 LIBRO XXVIII, CAP. XXXIX. » giusta, ricevuta da lui obbligazione, e per sigurilà dell’osser-» vanza la persona del figliuolo, di pagargli fra certo tempo, per » la restituzione delle spese fatte, ventimila ducati ; e vi lasciò, » perchè partito che fosse l’esercito i francesi non la occupassero, » cinquecento fanti spagnuoli e trecento italiani. » Tanta facilità trovò il papa nell’acquisto della Mirandola, perchè il generale francese non vi era accorso colla dovuta sollecitudine a difenderla. I giovinetti principi , figli del defunto coute Lodovico Pico, ad istigazione di Giangiacomo Triulzio, di cui la loro madre era sorella bastarda, s’ erano dati al partito del re di Francia. Appena avuta dal re la notizia dell’ assedio della Mirandola, aveva ordinato al Ciamonte, il quale a nome suo governava lo stalo di Milano, che vi provvedesse per non lasciarla cadere nelle inani del papa. Ma il Ciamonte, preso dall’ amore verso una dama milanese ed avverso agl’ interessi di Giangiacomo Triulzi, e desideroso perciò che i nipoti ne fossero spogliati dello stato, tanto indugiò arecare ajuto all’assediala ciltà, finché Alessandro Triulzio, dopo valorosa difesa, fu costretto ad arrendersi prigioniero del pontefice, siccome di sopra ho narrato. CAPO XXXIX. Rotta dei veneziani e dei papalini sul Po. Ma dopo questi vantaggi il pontefice fu obbligalo a dare indietro, perchè giungevano a quella volta, in soccorso del duca di Ferrara e per difendere Modena, grossi corpi di francesi. Ed appunlo perchè il generale Ciamonte si disponeva all’ assedio di questa città, onde ritoglierla al papa, nulla i generali veneziani poterono intraprendere contro Ferrara. Tuttavolta Giulio II ebbe la destrezza di evitare anche questo imbarazzo. Propose di ritirare da Modena le sue truppe, a condizione che non vi entrassero neppure i francesi, e che la città rimanesse come in deposito tra le mani