ANNO 13io. 543 nella valle d’Astura, dove con eguale artifizio di guastatori rotto e cavato di smisurate pietre, domarono e spianarono la montagna di Piediporco, la quale tagliava la valle per mezzo e faceva asprissima la via. Da Piediporco ad Avenna e quindi al Sambuco, e poi alla bocca d’Italia giunse 1’ esercito a salvamento, avendo consumato tre giorni soli in quel viaggio; e certo con tanta felicità, che il cardinale Sedunense e Prospero, uomini per altro accortissimi, i quali indarno appostarono il Monciniso e 'I Monginevra, sulle cime dei quali avevano veduto alcuni cavalli francesi, mandativi in prova dal re, per mostrare, che quivi avesse da passar 1’ esercito, in tutti quei tre giorni non intesero nulla del passaggio dei francesi. * Questo impreveduto arrivo delle loro truppe in Italia fece variare tutti i progetti degli alleati. Leone X, col mezzo del duca di Savoja, tentò di accordarsi col re Francesco I. Gli svizzeri si ritirarono a Novara ed intavolarono maneggio di pace, che fu ben tosto conchiusa. Raimondo da Cardona, viceré di Napoli, non osava di allontanarsi dal veronese, finché non vedeva decisa la sorte del ducato di Milano. Francesco I si avvicinò a Novara e con tutta facilità se ne fece padrone, perché la pace conchiusa cogli svizzeri gli e ne aveva tolto ogni ostacolo. Similmente ottenne Pavia. CAPO LXXIV. Vittorie dei francesi e dei veneziani. Gli svizzeri, che avevano trattato col re di Francia per la pace, avevano ricevuto in compenso una gratificazione di tre mesi di paga. A questa ricompensa non avevano avuto parte altri ventimila svizzeri, che pur combattevano per la causa del duca Massimiliano Sforza : perciò questi stimolati dal cardinale Sedunese schiamazzarono contro quel trattato e lo vollero sciolto. Vennero in turba, ed al loro partito guadagnarono altrettanti colleglli della loro nazione ; cosicché in numero di quarantamila si accamparono tra Monza e Milano.