164 LIBRO XXVI, CAPO XVII. i casi delle guerre, e così confuso lo stato presente di cose, che non vi era consiglio umano bastante ad additare il sicuro sentiero; ed essere perciò da implorarsi la vera scorta della divina assistenza, piuttosto che cercarla nel parere degli uomini. » — Tale risposta parve al senato doversi dare a quella repubblica, acciocché in ogni e qualunque evento non avessero ad esser fatti palesi i suoi veri consigli; né il re di Francia da un lato, nè il re di Napoli dall’ altro li venisse a conoscere. Penetrò intanto il re Carlo col suo esercito, ad insinuazione di Lodovico Sforza, nel territorio toscano ; al che non si oppose la repubblica di Firenze, dopo la risposta indecisa, che aveva avuto dai veneziani. Le prime sue mosse furono sopra la città di Pisa, cui separò dall’ubbidienza dei fiorentini; le impose una grossa contribuzione di denaro, e la eresse in repubblica, privandone così la casa de’ Medici, la quale da ben sessant’ anni vi esercitava sovranità. CAPO XVII. Nuovi acquisti elei veneziani in Levante. Nel mentre che il senato teneva gli occhi aperti sugli avvenimenti d’Italia, le sue armate navali vegliavano in Levante sulle mosse, che da qualche tempo andavano progettando i turchi. Grandiosi apprestamenti militari vi si andavano facendo dal sultano, ai quali si procurò di por argine collo spedire molte galere in Dalmazia, sotto il comando di Antonio Grimani (1), perché stesse in osservazione degli andamenti loro, e difendesse gli stati ed i sudditi della repubblica all’ ombra delle insegne di san Marco. Le lettere di lui furono di molta consolazione al senato, perchè con esse annunziava, che al comparire della flotta veneziana in Dalmazia, s’ erano presentati gli ambasciatori di Clissa e di Scalona, (i) Il Tentori (tom. VII,pag. 3i2) nomina invece Antonio Loredano.