152 LIBRO XXVI, CAPO XII. speranza di poler più conseguire un comando, cui per la sua debolezza non era abile a sostenere. Non contento di avere usurpalo alla duchessa vedova la reggenza e di averla continuata anche dopo compiuta la minorità di Giovan-Galeazzo ; progettò inoltre di usurparne il seggio ducale e di farsi assoluto padrone della sovranità di Milano. Per lo che andava egli da gran tempo tessendo le lunghe fila di così solenne ingiustizia; ed a consumarla non si sarebbe guardalo dal commettere ogni più enorme malvagità. La grande politica di lui aveva lavorato sino a questo tempo a formare alleanze e leghe in Italia, le quali gli potessero riuscire propizie a continuare in frattanto nell’ amministrazione del milanese ducato. Giovan-Galeazzo aveva sposato una nipote del re Ferdinando, ed era uscito ormai della minorità. Quindi a lui appartenevano le redini del governo, cui per altro accorgevasi di non poter dì sé solo strappare dalle mani della tirannia dello zio. Aveva egli perciò sollecitato più volte 1’ avo suo Ferdinando a volerlo sottrarre da così dura schiavitù. Ma Ferdinando n'era trattenuto, perchè durissima era d’ altronde anche la sua posizione. Sapeva infatti d’ essere odiato dai grandi del suo regno ; temeva i veneziani, dei quali aveva in mille guise provocalo l’inimicizia ; era angustiato dal sospetto di secreti maneggi della casa di Angiò, la quale non dimenticava i proprii diritti alla corona di Napoli nè cessava dal tenerne pratiche coi primarii potentati napoletani. Perciò non sapeva determinarsi a secondare le ripetute istanze dello stesso suo figlio e della duchessa di Milano sua nipote, per lo cui mezzo l’infelice Giovan-Galeazzo moltiplicava continuameute i fervorosi suoi prieghi. Dal canto suo, Lorenzo de’ Medici, capo della repubblica fiorentina, intimo amico di Lodovico Sforza, fomentava i sospetti del re Ferdinando circa le pretensioni della casa di Angiò ; fingeva d’ essergli amico, acciocché, non intraprendendo questo veruna difesa del nipote Giovan-Galeazzo, continuasse Lodovico ad amministrarne gli stali ; lo proteggesse anzi coll’ unirglisi in alleanza,