5)38 LIBRO XXVIII, CAPO LXXI1. [Nessuna impressione fecero sull’ animo del senato tulle queste esortazioni del papa. Perciò il doge ebbe ordine di rispondere all’invialo di lui « —che i veneziani, ossequiosi sempre ed affezionati alla sanla sede e alla persona del santo padre, si professavano riconoscenti alla premura della saatilà sua per procurare ad essi la pace; che tenevano in gran conio la sua amicizia e i suoi consigli, e che se non avevano polulo legarglisi fino allora con più stretto vincolo, non ne potevano accagionare che la loro avversa fortuna ; che quanto da una parte si conoscevano tenuti a gratitudine per lo desiderio suo di riconciliarli coi loro nemici, altrettanto si dolevano dall’ altra, non aver mai usalo la loro repubblica di sciogliersi senza motivo alcuno dai giuramenti e dagl’ impegni contralti con un alleato ; che dai proprii maggiori avevano appreso, non essere ulili le cose se non in quanto fossero oneste, e che, per conseguenza, nessun motivo avrebbe potuto staccarli dall’ alleanza col re di Francia ; che se la santità sua volesse richiamarsi a memoria i molti e gravissimi servigi prestali dalla Francia alla repubblica di Venezia ed alla santa sede, loderebbe la lealtà dei veneziani in mantenerlesi fedeli, e considererebbe la sua unione con essa, siccome il mezzo più valido per conservare inviolate le prerogalive della medesima sede apostolica e di stabilire solidamente la fortuna della sua famiglia. — » Fallo c, che i veneziani uon si fidavano punto delle intenzioni di Leone X, perciocché più volte lo avevano veduto cangiar di pensiero, a seconda delle speranze o dei timori, che gli si suscitavano verso il re di Francia. Conoscevano, che tutta la sua instabilità non era che effetto delle insinuazioni dei tedeschi e degli spa-gnuoli, i quali lavoravano questo maneggio, per poter cogliere occasione di far rappresentare sospella al re di Francia la loro lealtà, per poi far perdere ad essi I’ appoggio di quella potenza.