anno 1510. 455 » occorre che uno di loro preso si lascia ammazzare per non ne-» gare il nome veneziano. E pure jeri sera ne fu uno innanzi a » questo vescovo (1), che disse eh' era Marchesco, e Marchesco vo-» leva morire, e non voleva vivere altrimenti, iu modo che il » vescovo lo fece appiccare : nè promesse di camparlo nè d'altro » bene lo poterono trarre di questa opinione ; dimodoché, consi-i derato tutto, è impossibile, che questi re tenghino questi paesi » con questi paesani vivi (2). » CAPO XXXIV. Rotta dei francesi a Montagnana. Ma tutte queste belle cose, che avvenivano alle armi dei due monarchi confederati, non potevano essere di lunga durata, perciocché lo stato sfavorevole delle soldatesche imperiali rendeva necessaria da per tutto 1’ assistenza del generale francese, senza cui non era possibile conservare all’ imperatore le terre, che, secondo i patti della lega, si andavano conquistando per suo conto. Legnago infatti doveva essere di lui; eppure fu costretto Ciamonte a presidiarla co’suoi soldati ; e quando di là fecero questi scorrerie sino a Montagnana e si perdettero, gli convenne mandarne altrettanti per conservare quell’ acquisto cosi importante. Ma una guerra condotta così da collegati di tal fatta, non poteva trovare né consistenza nè accordo. Era accaduto inoltre, che, dovendo muoversi l’infanteria tedesca, eh’ era in Verona, i soldati, perchè male pagali dall’ imperatore, si erano levati a tumulto ed eransi rifiutati dall’ uscire dalla città; anzi volevano ritornare alle loro case ; ed il Ciamonte, perchè non rimanesse quella città senza presidio e quindi l’imperatore (i) Il vescovo di Trento, ch’era com- (a) Macehiavello, Principe, cap. XIII, missario imperiale.