500 LIBRO XXVII, CAPO XXXVIII. ciascheduno un retlorc per amministrarne il governo. Finalmente, al generale Bartolomeo d’ Alviano, in ricompensa del suo valore e dei suo servigi prestati, conferì la nobiltà veneziana, e donò la città di Pordenone, al cui governo egli mandò in qualità di suo vicario Nicolò Monlicoli udinese. Di quali vicende, di quali conseguenze fosse feconda di poi questa guerra, lo vedremo in appresso. CAPO XXXVIII. Conseguenze di questa guerra. Il re Luigi XII si adirò fuor di misura per siffatta risoluzione dei veneziani ; ne parlò vivamente con Antonio Condulmer, ambasciatore della repubblica alla corte di lui. Ma la repubblica se ne giustificò dichiarando, che lo scopo di quella guerra era stato d’impedire l’irruzione dei tedeschi in Italia ; che lo scopo s’era ottenuto; che il vinto domandava la tregua, e eh’era perciò inutile il protrarre di più, senza verun frutto nè veruno scopo, la guerra. Ma bisogna sapere, che Luigi avrebbe voluto trattenere occupato 1’ esercito imperiale lungi dai Paesi Bassi, perchè desiderava di ripigliar egli colà l’incarico di curatore nella minorità di Carlo d’Austria, siccome avevaio stabilito per testamento 1’ arciduca Filippo, mentre invece i fiamminghi ne avevano affidato 1’ ufficio e trasferito i diritti nell’ imperatore Massimiliano. D’ altronde l’imperatore, costretto a sottoscrivere coi veneziani una tregua disonorevole, macchinava contro di essi vendetta. Si adoperò pertanto ad inspirare nell’ animo del re Luigi gli stessi risentimenti, che altre volte gli aveva ispirato, contro la repubblica nostra ; lusingossi anzi di poter far rivivere gl’ impegni contratti, qualche anno addietro, a Biois. Seppe coglierne il momento propizio, quando ebbero a trattare insieme per far sopire alcune differenze insorte tra il duca di Gueldria e Carlo d’Austria. Concertati tra loro, guadagnarono 1’ animo del papa Giulio lì, il quale vi si