S20 LIBRO XXVIII, CAPO LXV. • devono ricusare queste blandizie se non ad una incapacità nota • e provata. » L’unanimità di sentimenti salvò la repubblica nel mezzo di tante e così fiere burrasche, e fece tacere tutte le passioni, che non aizzavano l’entusiasmo nazionale. Nel mentre che il governo raccoglieva soldati in Venezia, vi aggregava gli artigiani, mandava gli arsenalotti a difendere Padova e Trevigi ; spargeva la voce, per accendere gli animi a sdegno contro i nemici, che i tedeschi facevano cavare gli occhi o tagliare i pollici ai contadini del Friuli, che ricusavano di sottomettersi a loro (1). Non è poi vero ciò che narra il Darù (2), che per dare « argomento di fare satolla la propria » vendetta, » il governo lasciasse in balìa della plebaglia l’infame prete, che Marano tradito avea, e che da questa siastato lapidalo in piazza di san Marco. Il prete Bortolo, traditore di Marano, prima dal carnefice fu appiccato per un piede, supplizio che talvolta si dava ai traditori; poi ne fu abbandonato alla plebe il cada vero. CAPO LXV. Inutili progetti dei generali alleati. La guerra contro la repubblica erasi limitala adesso all’assedio di Trevigi e del castello di Osopo. Pareva che il viceré di Napoli volesse chiudere la serie delle sue villorie colla conquista di quella ciltà, nel mentre che le truppe tedesche assediavano Osopo. Ma Prospero Colonna gli fece conoscere, che sarebbe un voler perdere il fruito di lulto l’impegnarsi a tanta impresa,malgrado all’esito, che se n’era avuto sotto a Padova. Dopo lungo contrasto, senz’aver nulla conchiuso, ne fu rimesso il ^giudizio al cardinale di Gurck, il quale slava in Verona : e si deliberò per l’assedio. In frattanto il Colonna aveva abbandonalo il servizio spagnuolo ed era passato agli slipen-dii del duca di Milano, che lo aveva scello a suo capitano generale. (i) Giovio, lib. XII; Paruta, lib. II, ed altri. (2) Lib. XXIV.