456 LIBRO XXVIII, CAPO XXXVI. » articolo del quale è singolare: — Lascio a mio nipote Giorgio » d’Ambousa il mio arcivescovato di Roano e tutta la mia sferra (1) » stimata due milioni in oro, insieme anche li mobili di Gaillon e i V assetto della casa tal quale sta. Item, al mio nipote, gran maestro, » capo delle mie armi, 150,000 ducati d’oro, il mio bel calice sti- • mato 200,000 scudi, cento pezzi d’oro del valore ciascuno di 500 » scudi, il mio vasellame d’oro e 5000 marchi in vasellame d’ ar-» gento. Item, tutto il mio patrimonio al figlio del gran maestro. — » Lasciò pure legati di gran valore agli altri suoi nipoti e alla so-» rella : 10,000 franchi ai quattro ordini mendicanti per celebrar » messe alla salute dell’ anima sua e con che maritare 150 zitelle » in onore dei 150 salmi del salterio. Le sue esequie furono son- • tuosissime e non mai fatte ad altro prelato. Il suo cuore restò ai » celestini in Lione, e il suo corpo fu portato a Roano, accompa-» gnato da undici mila preti, mila dugento prelati, e dugento gen-» tiluomini, ecc. » CAPO XXXVI. Conciliabolo de’prelati francesi contro il papa. Ma ritorniamo ora al papa Giulio II, cui abbiamo lasciato in Bologna (2). Egli, siccome altrove ho narrato, aveva colpito colle armi spirituali il duca di Ferrara. Ma poiché quella città era presidiata da truppe francesi, mandatevi dal generale Ciamonte, perciò il pontefice estese le medesime censure ecclesiastiche anche a tutti quelli, che si erano mossi o che si movevano in ajuto di lui, e nominatamente scomunicò lo stesso Ciamonte e tutti i principali dell’ esercito francese. Tanto di coraggio, sino a giungere a tal passo, aveva preso (i) Et toute ma déferre: forse, tutto servito di addobbo e di uso personale di lui. lo spoglio e le mobiglie, cioè, quanto ha (a) Ved. nel cap. XXIX, pag. 4'i2-