570 LIBRO XXVIII, CAPO XIV. » quel gran frangente si mantenne in tutta la sua gravità, in lutla » prudenza, e in tutta autorità: nell’ universale scompiglio, delibe-» rava senza sbigottimento e senza divagamento di testa. Convien » certo sospettare un po’ di adulazione di scrittori o stipendiati o » timidi : perciocché possiamo bene giudicare que’ patrizi non al-» trimenti che uomini, ed é già non piccola gloria se furono vigili » e se conservarono quella fortezza di spirito, che quasi sempre » svanisce nella piena di gravi pericoli. » Sappiasi invece, che non v’ ha storico veneziano, il quale, narrando queste gravissime disavventure, non dipinga più o meno vivamente il terrore e lo sbigottimento del senato per uria serie di calamità così enormi, che spogliarono a un tratto la repubblica di tutti i suoi possedimenti nella lerraferma d’Italia. INè già d’altronde si creda, che il senato si abbandonasse perciò ad immoderata desolazione od a inconsolabile avvilimento; siccome lo accusò scioccamente e con ridicole frasi 1’ autore dello Squitlinio, seguitalo inconsideratamente dal Guicciardini e dal Mac-chiavello; massime per la saggia deliberazione di sciogliere dal giuramento di fedeltà i sudditi di tutte quelle città, su cui avevano steso la mano rapace i principi confederati. La repubblica infatti, non per uno stolto timore, né per eccesso di avvilimento, ma per finezza di sapientissima politica, aveva decretato appunto, che si facesse noto a tutti i cittadini di quelle città essere stati sciolti da qualunque legame verso di lei, e che se ne ritornassero in patria i governatori di ciascheduna di esse in un colle truppe di presidio. Alle tante cose, che dagli scrittori stranieri furono dette su tale proposito contro la repubblica nostra, io mi limito ad esporre le sagg'ie considerazioni del Denina, preceduto in ciò da altri storici veneziani e particolarmente dal Paruta: « Quello, che può far cre-» dere, che il senato veneto, benché oppresso da sì grave e sì ino-» pinata rovina .... conservò tutta la flemma e la prudenza, che » nel tempo di maggior calma si possa desiderare da un corpo » politico sì ragguardevole, fu la determinazione che prese di lasciar