5^8 LIBRO XXVIII, CAPO LXXV. Brescia era troppo bene presidiata, n’era troppo scarso c debole il numero degli assediatori ; fu duopo quindi abbandonarne per allora il pensiero. Il papa riconciliato col re di Francia, non si prendeva più veruna premura per la sorte dei veneziani : era egli troppo geloso della loro grandezza. Bensì Francesco I volle, che frale Egidio, generale degli agostiniani, si recasse all’ imperatore in nome del papa, e lo disponesse a riconciliarsi colla repubblica, lasciando ad essa Brescia e Verona, mediante lo sborso di certa somma di denaro. Più tardi poi, lo stesso Leone X tentò di bel nuovo di unirsi in alleanza colla repubblica e coll' imperatore contro i francesi: ma riuscirono vani anche questa volta i maneggi suoi. Gianjacopo Triulzio, capitano generale dell' esercito veneziano, assistilo dal rinforzo ottenuto delle truppe francesi,ritentò l’assedio di Brescia : ma poco dopo, conosciutane l’inutilità, si risolse similmente a levarlo. La qnal fretta, di lasciare così imperfetta quell’ impresa, diede motivo a qualche sospetto sulla sua fedeltà : del che disgustatosi, domandò al senato la sua libertà. Ed a questo proposito mi è d’uopo notare un'altra menzogna del Darù. il quale diede corpo ai sospetti di taluno, e gli esagerò coll’ aggiungervi i rimproveri del senato ; laddove invece dai registri autentici della cancelleria ducale è fatto palese, che il senato stesso gli scrisse lettere, ove esaltando la virtù di lui, affermava di avere nelle azioni sue conosciuto molta fede c molta prontezza; e spinse anzi le sue premure sino ad usare ogni uffìzio, sì col Triulzio, che col re di Francia, per trattenerlo al comando delle sue armate. Ma non valsero nè lodi, nè preghiere, nè buoni ufficii : Gianjacopo volle la sua libertà, e la ottenne. Gli fu surrogato Teodoro Triulzio, a cui fu affidata la sola supremazia del comando, senza il titolo di capitano generale.