Si|f( LIBRO XXVIIl, CAPO LXXIV. Milano pertanto stava in mezzo tra gli svizzeri ed i francesi, i quali erano già già per venire ad una zuffa decisiva tra 1’ Adda c il Ticino. Più lungi, tra il Mincio e l’Adige, spiavansi a vicenda le mosse i due generali veneziano e spagnuolo, per impedire che ciascuno di essi porgesse mano rispettivamente al proprio alleato. E finalmente, al mezzogiorno di questi campi, aspettava 1’ esito degli avvenimenti, una grossa squadra di francesi, rimpetto ad un corpo di soldati pontificii e ferraresi. Fu attaccata la zuffa dagli svizzeri, stimolali ad incominciarla dalle esortazioni del cardinale legato. Dopo lungo e fiero combattimento, la vittoria piegava dalla parte degli svizzeri: ma sopraggiunlo Bartolomeo d’Alviano colle truppe della repubblica, gl’incalzò vivamente e li costrinse a rinserrarsi in Milano. Affermano gli storici contemporanei, sì veneziani che forestieri, non essersi mai più veduta in Italia una battaglia più fiera di questa. Costò gran copia di sangue ai francesi egualmente che ai veneziani : ma fruttò poi che gli svizzeri se ne andarono, abbandonando il pensiero di difendere Milano : soltanto un mediocre presidio vi lasciarono nella rocca. Nè qui devo astenermi dal respingere una nuova menzogna del Darù, il quale affermò (I), essere « una esagerazione degli sto- • rici italiani quando dicono, l’esercito veneziano avere avuto » parte alla battaglia, il quale invece giunse, che già finiva, e in • punto d’inseguire i nemici. » E cita a testimonianza della sua menzogna la Storia del cavaliere Bajardo (2). E poscia, con più imprudente arroganza, produce l’autorità dello storico veneziano Andrea Mocenigo, • che fece, dic’egli, ogni opera per dar gloria » al suo paese, e che non avrebbe sicuramente omessa una circo- • stanza tanto onorevole: • mentre invece il Mocenigo, ben lontano dal dire ciò che dice il Darù, narra così : « Quand’ ecco sorgere » un gran roniorc per 1 improvvisa apparizione del Liviano (3) (i) Lih. XXIV, § Xt\ (a) Cjp 1,\\ (3) Ossia Ad Ali>!anb.