288 LIBRO XXVII, CAPO XXXVI. • il regolare i loro capricci col bene dei loro popoli, e quasicchè » un ministro ambizioso e prete sia tale da saper consigliare tut-» t’altro che le sue tendenze e le sue avversioni. Sarebbe assai vile » il concetto, che noi daremmo della nostra prudenza, se nella » presente strettezza di dover venire a guerra lasciassimo a lui » il vantaggio di un alleato od a disposizione di lui 1' alleato che » ci si esibisce. In somma : ricusare il passaggio all’ imperatore » egli è lo stesso che impegnare noi soli in una guerra difensi-» va : coll’ aprirgli il cammino ne intraprendiamo una di offese, » sostenuti dal corpo germanico e dall’ imperatore. Tra 1’ una » e l’altra delle due parti non havvi luogo a dubbiezze: io mi » appiglio alla più sicura e perciò propongo T alleanza impe-» riale. » Queste riflessioni, con simili parole, poneva sotl’ occhio ai senatori il saggio Nicolò Foscarini, ed alla sua opinione si avvicinavano Domenico Morosini ed Andrea Venier : ai quali sentimenti aderendo tal altro dei senatori, si alzò a parlare così (1): « lo » veramente, o Padri Coscritti, sarei il primo a persuadervi alla » pace, ove di quella e della guerra si trattasse. Ma non c’inganni » il giocondo ed amato nome di pace ; altra cosa avete ad elegge-» re, o guerra perniciosa o guerra utile a voi ; se accetterete ì » larghi patti del re dei romani, con aumento dello stato vostro » guerreggierete : ma stando col re di Francia, avete a guerreg-» giare con molti re, e eh’ è peggio in dubbio del successo. Avete » veduto pur dianzi in voi stessi la confederazione essere stata » vana, non già perché fosse fìnta, ma perchè non cedea il regno » d’Inghilterra al duca di Borgogna. Aggiungete a questo i vostri » oratori Pietro Pascalio e Vincenzo Quirini verissimi testi monti » della congiura poco dianzi contro di voi disposta. E che hanno » qui luogo testimonii, se gli oratori di Massimiliano, il cardinale (0 Ne porto il testo colle parole precise dello storico Mocenigo, nel lib. I della Guerra di Cambrai.