ANNO 1485. 91 Gerolamo Lando, patriarca di Costantinopoli, e con essi altresì i tre più esperti canonisti che si conoscessero; tra cui principalmente il celebre Giambattista Rosello, dottore e lettore ordinario di sacra e di civile giurisprudenza nell’universilà di Padova; e col consiglio di essi fu esteso un atto di appellazione ad un Concilio generale da convocarsi; dichiarando, che, durante 1’ appellazione stessa, non si dovesse fare veruna novità, ma tutte le cose dovessero rimanere nello stato attuale. Fu decretato, che quest’ atto di appellazione si pubblicasse, a suono di trombe, per tre giorni consecutivi in Venezia, e che poscia lo si farebbe affiggere anche in Roma nei tre luoghi più cospicui, acciocché fosse a tutti manifestato. La commissione di affiggere quest’ atto in Roma era della massima difficoltà e delicatezza : tuttavolta se ne incaricò un corriere dello stato, a cui fu promessa una proporzionata ricompensa. Questi di fatto andò a Roma, affisse di notte l’atto di appellazione alle porte delle tre principali basìliche, e partì nel giorno seguente, senz’ essere stato scoperto. Non so poi quale fondamento possa avere la circostanza narrata dal Darù (1) circa 1’ affissione di questo alto, dicendo, che tal cosa « costò cara ad alcune sentinelle, » che a gastigo della loro trascuraggine il santo padre nella sua » rabbia fece impiccare. » Non ho mai saputo, che alle basiliche di Roma stiano sentinelle di guardia ; nè certamente mi ricordo di averne veduto. CAPO XXV. Monitorio del pontefice contro l’appellazione dei veneziani. All’ appellazione della repubblica di Venezia oppose Sisto IV un monitorio, per cui ribatterne i motivi addotti ed aggravare su di essa vieppiù la pena intimata, Del quale monitorio fu stampato (i) Lib. XVIII, §. VII.