ANNO 1491. US » dalla vostra illustre repubblica, ed inoltre temendo, che rilar-» dandone la nomina, non potessero sopravvenire difficili circo-» stanze a discapito di quella chiesa vacante, abbiamo posto gli » occhi, di moto proprio, sopra Ermolao Barbaro vostro amba-» sciatore, a cagione della sua profonda dottrina, della purezza dei » suoi costumi c della somma sua modestia. Speriamo, che la no-» mina da noi fatta, sia per essere grata a Dio, utile alla Chiesa, » accettevole alla nobiltà vostra ed a lutto il senato, in ricompensa » de’ buoni servigi prestati a voi da’ suoi maggiori e da lui, dei » quali possiamo noi stessi assicurarvi in gran parie, seguitando » T impulso di paterno amore, che nutriamo per lutti voi. Abbia- • mo scelto la sua persona per guisa, che Io si può dire chiamato • da Dio come Aronne, e 1’ abbiamo preconizzalo alla presenza » dei nostri venerabili fratelli cardinali della sanla Chiesa romana. » Di lutto ciò vogliamo dare notizia alla nobilà vostra, acciocché • ella sappia, aver noi avuto egualmente riguardo e alla dignità » della Chiesa di Aquileja ed all’onore della vostra repubblica, cui » sempre abbiamo sommamente apprezzalo. » Lettosi questo breve in pieno Collegio, steltesi per qualche - tempo sull’ incertezza circa il partito da prendersi. Ermolao Barbaro era degnissimo della dignità, che venivagli conferita; perciocché godeva la slima di tulli, aveva sempre servilo onorevolmente la pairia, era sull’età di trenlalré anni, non avea moglie, univa in sé grande dottrina, costumi irreprensibili, condotta edificante ; aveva in somma tutte le buone qualità, che si possono desiderare in un vescovo. Non aveva a suo discapito che la sola trasgressione della legge, di avere accettato quella dignità senz’ averne prima chiesto al senato la permissione: cui chiesta sarebbegli stala assai di buon grado concessa. Citavansi ad esempio il contrasto avuto pochi anni addietro, quando Fantino Dandolo ambasciatore in Roma, aveva impegnato il papa a concedergli il vescovato di Padova, eh’ era allora vacante, e venuto poscia a Venezia aveva ottenuto l’approvazione del senato, e ne aveva perciò potuto conseguire la mitra. vol. vii. 19