518 LIBRO XXVIII, CAPO LXIII. grida sparsero il terrore nei soldati : eglino rallentarono di coraggio, piegarono, e in fine si diedero'aneli’essi alla fuga. Il d’Alviano, perduta quasi ogni speranza per una sì strana viltà, fece quanto mai gli fu possibile per riunire le sue truppe: ma non valsero ragioni, preghiere, rninaccie. Il terrore, che ne aveva occupalo gli animi, ruppe lutto il suo piano di battaglia. L’infanteria si sbandò. Gli uni, che volevano salvarsi in Vicenza, ne furono impediti dai nemici e quasi tutti ammazzati ; gli altri, che cercarono scampo in passare a nuoto il piccolo fiume Rorone, vi si affogarono. Paolo Baglione, eh’ erasi inoltrato più degli altri, rimase avviluppalo colla sua cavalleria framezzo a paludi, e fu costretto a rendersi prigioniero. 11 d’Alviano, cogli avanzi della sua armala, si ritirò a Tri-vigi. Andrea Gritti, inseguito dai nemici fin sotto la spianala di Vicenza, si salvò col mezzo di una corda calatagli per salir sulle mura della città (1). Avvenne questa funesta sconfitta il di 7 ottobre 1513. Dei capitani, che servivano alla repubblica caddero tra i morii Sacra-moro Visconti, Ermete Bentivoglio, Costanzo Pio, Francesco Sac-catello, Alfonso da Parma, Meleagro da Forli: vi rimasero prigionieri, oltre a Paolo Baglione summentovato, Giampaolo Malatcsla, Ottone Visconti, Battista Savelli, Panfilo Bentivoglio, ed Alessandro Fregoso. Andrea Loredan era stato preso da due soldati tedeschi, i quali trovarono contesa tra loro a chi dovesse appartenere: quando uno di essi terminò il contrasto conficcandogli la spada nel petto. Questa battaglia costò ai veneziani più di quattromila uomini e sollevò a grande riputazione un esercito, che un istante prima disperava della sua salvezza. (i) Barbarigo Nicolò, nella vita di An- n portas iis,qui principes fugiendi fuerant flrea Gritti. « Hostes subsequen ti cum jara- ne hostes introirent, ante clauserant op~ « ¡arri manu tenerent, spesque illi Vi ceti- v pidani, fune a praesidiis in murum sub- tiam urbem, quo ex ciade contendebat, n latus pericnlum vix evasit.w m mgvediendi pene praecisa esset, quod