ANNO 4 SIO. 431 slesso promossa, ritornava al suo primo disegno di purgare l’Italia dagli stranieri, per potervi dominare egli solo, ove colla sovranità, ove coir influenza. La repubblica perciò, falla forte da una sì valida protezione, dileguate altresì nella mente dei popoli le ombre delle fulminate censure, si adoperò con ogni premura ad accrescere le sue forze militari, per ricuperare gli stati perduti. Perciò raccolse molte truppe, ed ordinò il sollecito allestimento di otto galere nel regno di Candia, due nell’isola di Corfù, sei nella Dalmazia, e quattordici in Venezia. Traltavasi altresì della scelta di un comandante generale dell’ armata di terra, perchè la morte del conte di Pitigliano aveva lasciato senza capo l’esercito veneziano. Il doge e parecchi de’senatori posero gli occhi sul marchese di Mantova, cui ho narrato di sopra (1) essere stato condotto a Venezia prigioniero di guerra. Egli aveva il soprannome di Turco, forse per la sua forza, o forse per 1’amicizia, che coltivava con Bajazet sultano dei turchi (2). D’altronde consideravasi di non lieve utilità alla repubblica l’avere alleato un principe, il quale, per la situazione del mantovano, rendeva gli stati suoi di somma importanza nelle guerre di Lombardia. Lo stesso doge adunque gli fece la proposizione di accettare il comando supremo dell’ armata della repubblica, e per indurlo più facilmente non risparmiò esibizioni e promesse : luttavolta gli fece notare altresì, che, avendo disertato un’ altra volta dal servizio della repubblica, sarebbe stato conveniente, per obbligare al silenzio alcuni pochi senatori, che non avevano in lui tutta la fiducia, il dare egli medesimo una cauzione della durala del secondo suo impegno. Impaziente il marchese di ricuperare la libertà, non solamente accettò l’invilo, ma promise anche di più di quello che da lui domandavasi. Imperciocché, senza por mente alla gravezza (1) Ved. nella pag. 388. (2) Dubos, Stor. della lega diCambrai. part. I, lib. 11, pag. 98.