212 LIBRO XXVII, CAPO XIII. Milano, acceso di furore e di sdegno, mandò in Italia con numerose milizie il duca della Tramoglia, diretto a Milano ; ed altre nc spedì ad Asti, comandate dal cardinale di Roan, suo congiunto ed abile ministro, col titolo di regio luogotenente. Le soldatesce francesi si accostarono a Novara, e corrottone il presidio degli svizzeri stipendiati dallo Sforza ne ottennero il dominio. U infelice Lodovico, che vi si trovava colle sue genti, ebbe a sua somma ventura di poter uscire di città frammischiato tra i soldati, e travestito siccome uno di loro. Fu nondimeno riconosciuto, o forse da taluno, che lo conosceva, indicato: fu perciò preso e messo in carcere, porgendo di sè lagrimevole spettacolo agli stessi nemici. La notizia della prigionia di lui fu come il segnale dello scioglimento e della dispersione di tutto il suo esercito. Anche il cardinale suo fratello cadde prigioniero delle milizie veneziane, nel mentre che affrettavasi a fuggire da queste. Condotto a Venezia da prima, fu dipoi consegnato al re Luigi XII, che lo domandava in sua mano, per potersi riputare sicuro da qualunque nuova intrapresa. Checche ne dica il Guicciardini contro la condiscendenza della repubblica in avere consegnato Ascanio alle inchieste del re di Francia, sappiasi, sulla testimonianza di tutte le nostre cronache, essere lui caduto nelle mani dei veneziani, non già perchè si fosse affidato egli stesso spontaneamente alla pubblica fede, ma perchè la forza militare se lo fece prigioniero di guerra. La città di Milano domandò perdono dell’ avvenuto al cardinale di Roan, il quale in nome del re era intento a pigliarne il possesso. Ed il perdono le fu concesso a condizione di sborsare una somma di trecento mila ducati; dei quali 50,000 in Ire giorni, altri 50,000 il dì primo del mese di maggio ed il rimanente, allJ inchiesta del re, tosto che sarebbesi recato in Milano. Così decretava 1’ Ambuosa, ossia il cardinale di Roan, il giorno 19 aprile 1500. Indi a non molto, Lodovico Sforza fu condotto a Lione, donde