anh.o 4496. 489 riuscissero ancor più grandi, avevano essi indotto anche Enrico re d’Inghilterra ad associarsi con loro. La venuta del duca d’Orleans alla testa del grosso dell’armata francese si aspettava di giorno in giorno: ed era presumibile, che sarebbe entrato in Italia per approfittare dell’ occasione a far valere i suoi diritti sopra il ducalo di Milano: ma tutto a un tratto e la venuta di lui e l’accrescimento delle truppe francesi rimasero senza effetto. Imperciocché la morte del Delfino rese il duca d’Orleans erede presuntivo della corona di Francia, ed inoltre la salute del re, che trovavasi iu cattivo stato. Io dissuadeva dall’impegnarsi tra circostanze cosi gravi in una guerra fuori del regno. Mostrò quindi ripugnanza ad assumere il comando delle truppe ; calcolò l’impossibilità di sostenere le spese gravissime delle due armale ; in fine il re Carlo Vili, disgustato per questa serie di ostacoli, licenziò la sua fanteria, e l’impresa andò a vuoto. CAPO III. Maneggi dello Sforza : operazioni dei veneziani: /’ imperatore Massimiliano in Pisa. In Italia per altro nulla si sapeva di tulio ciò: se ne aspettava anzi con grande angustia la notizia dell’arrivo. Intanto, l’infedele Sforza, che tutto si adoperava ad impedire, che la città di Pisa passasse all’ ubbidienza dei veneziani, persuase a Massimiliano di pigliarla sotto la sua proiezione, benché i pisani dichiarassero fermamente di non volerla accettare. Anzi per dare maggiore solennità ad un tal atto, lo indusse a recarvisi egli stesso in persona. Vi si recò infatti scortalo dalle galere della repubblica. Sino dal primo suo arrivo in Italia, il duca di Milano era andato ad incontrarlo a Como, e la repubblica di Venezia gli aveva mandato a complimentarlo due ambasciatori, Antonio Grimani c Marcantonio Morosini, i quali lo avevano incontralo a Tortona. Ivi