486 LIBRO XXVIII, CAPO XLVII. » sapete, la battaglia contro i nostri nemici; ma per non tediarvi, vi » dirò come andò. Il nostro esercito aveva presi gli alloggiamenti » presso questa città di Ravenna, i nostri nemici vi giunsero presto » del pari per dare animo alla detta città ; e mosso tanto da certe » notizie, che ogni dì correvano di una prossima calata degli sviz-» zeri, come per la penuria della vettovaglia, il signor duca di » Nemors deliberò di venirne a giornata, e la domenica passata » passò un fiumicello che era tra noi e i delti nostri nemici. Così » gli andavamo allo incontro; essi tenevano bella ordinanza ed » avevano meglio di mila settecento lance i più animosi e belli » che vedere si potessino, e ben quattordici mila pedoni, tutta » gente cappata e valente, e mille uomini d’arme dei loro, gente » da farsi ad ogni sbaraglio e disperata che le nostre artiglierie » la tempestavano, venne per accozzarsi colla nostra battaglia nella » quale era il signor di Nemors di presenza, la sua compagnia, » quella del signor di Lorena, del signor d’ Ars e d’ altri, che » sommavano in tutto a quattrocento lance o circa, i quali ricevet-» tero i detti nemici con molto animo, che mai non si vide meglio » combattere. Tra il nostro antiguardo, che era di mille uomini » d’ arme, e noi, eranovi di grandi fosse, ed avevano inoltre a fare » altrove che volare a soccorrerci. Così convenne nella detta bat-» taglia sopportare il carico dei detti mille uomini d’arme o circa. » In questo luogo il signor di Nemors ruppe la sua lancia tra le » due battaglie, e passò uno dei loro uomini d’arme per traverso » e un braccio ancor più. Così furono i detti mille uomini d’ arme » rotti e fugati, e intanto che noi li seguitavamo, c’ incontrammo » colle loro fanterie, che stavano tra i ripari, e tenevano davanti » carrette a due ruote, sul quale era un gran ferro a due ali lun-» ghe due o tre braccia, e i nostri pedoni erano combattuti corpo » a corpo ; ma i loro fanti avevano tanti archibusi, che, quando » gli affrontammo uccisero quasi tutti i capitani delle nostre fan-» terie, e sì di rompergli e far loro voltar le spalle; ma furono cosi » bene ajutati dalla nostra cavalleria, che dopo molto combattere