352 LIBRO XXVIII, CAPO X. CAPO X. I veneziani appellano da questa bolla ad un futuro concilio generale. Non si tardò ad avere notizia in Venezia della sentenza di scomunica e d’interdetto e di anatema e di maledizione, e di tutto quel di più, che il papa Giulio II aveva pronunziato contro il doge Leonardo Loredan, il senato, i consigli, le magistrature della repubblica e persino contro ciascun veneziano in qualunque parte del mondo si fosse trovalo. Dopo matura discussione, si decretò di respingere e rigettare solennemente la bolla pontificia, e di proibirne sotto pene gravissime, in qual si fosse luogo de! dominio veneto, la pubblicazione. Inoltre, per mezzo di abili persone ed esperte si fece affiggere nei luoghi più frequentati di Roma una solenne scrittura della repubblica, nella quale, dopo le più riverenti lagnanze del principato e dopo le sue legali giustificazioni, s’ interponeva una protesta ed appellazione dal giudizio del pontefice ad un futuro, concilio generale della Chiesa : siccome appunto aveva ella fatto ventisei anni addietro, allorché il papa Sisto IV, per motivo di Ferrara, aveva promulgato una bolla dello stesso identico tenore di questa. Per quante indagini abbia io fatte per trovare il testo originale dell’ appellazione della repubblica, non mi fu possibile di venirne a capo. Soltanto ho potuto conoscere, che siccome il principale fondamento delle censur» del papa Giulio II contro i veneziani era appoggialo alla costituzione o bolla nominata in Coena Domini, perciò anche questa volta il senato dichiarava non potersi comprendere il caso presente tra quelli di cui parlava la bolla, e quindi potervisi interporre legittima appellazione. La quale supposizione del senato la si raccoglie altresì dalla successiva bolla dello stesso Giulio II, in risposta alla interposta appellazione della repubblica.