ANNO 1^99. ' 2il intieramente dalle tante gravezze e contribuzioni, a cui li aveva assoggettali la tirannia dello Sforza : nelle quali i nuovi ospiti continuarono poco meno che sulla stessa misura trovatavi. La plebe perciò, propensa sempre alle novità, incominciò a desiderare nuovamente il ritorno del duca Lodovico. Lodovico intanto, che s’ era maneggiato a tutto suo potere, benché inutilmente,presso l’imperatore Massimiliano,onde indurlo ad assumere le sue difese, fatto consapevole del mal umore, che regnava in Milano, si risolse di tentare un colpo da disperato, per lo riacquisto dei perduti dominii. Prese egli adunque alquante truppe &*1 suo soldo, particolarmente dai cantoni Svizzeri, e si dispose alla guerra. Tostochè il Trivulzio penetrò i disegni di Lodovico, dimandò ajuto alla repubblica di Venezia, la quale mandò subito le sue soldatesche sino alle sponde dell’ Adda. Lo Sforza intanto con affrettala marcia si avvicinò a Como, i cui cittadini senza opposizione ned esitanza lo accolsero. Terribile fu allora la sollevazione in Milano, per guisa che il Trivulzio non trovandovi luogo di sicurezza, fu costretto a ricoverarsi nella cittadella, donde la notte appresso fuggi, ed andò a cercarsi asilo in Novara. Saputasi la fuga di lui, Lodovico Sforza, unitamente al cardinale Ascanio suo fratello, entrò in Milano con incredibile esultanza del popolo. Parma e Pavia si unirono nei sentimenti dei milanesi, e li chiamarono anch’esse. Altrettanto volevano fare Piacenza e Lodi ; ma all’ approssimarsi delle truppe veneziane cangiarono di parere. Asti e Alessandria rimasero fedeli ai francesi. Lo Sforza, conoscendo la debolezza delle sue forze, tentò di riconciliarsi coi veneziani ; pel quale fine mandò a Venezia suo ambasciatore il vescovo di Cremona, acciocché a qualunque patto ottenesse la grazia e 1’ alleanza della repubblica. Ma il senato, fedele alle promesse giurate al re di Francia, ricusò di ascoltare le proposizioni di Lodovico. Nel mezzo di questi maneggi, Luigi XII, udita la ribellione di