250 LIBRO XXVII, CAPO XIX. similmente pose a ferro e a fuoco quanti turchi vi dimoravano ; c continuando ad inseguire la squadra nemica, la quale s’ era chiusa entro lo stretto di Gallipoli, soggiogò più navi, ed a terrore dei mussulmani, fece appendere a patiboli gli schiavi trovati su di esse. Poscia ricondusse alla sudditanza della repubblica l’isola di Samo: di qua recossi a Napoli di Romania, ove colmò di lodi la costanza e la fedeltà del presidio e degli abitanti, compensò con larghe paghe i soldati, e rese tutti contenti con molti tratti di munifica liberalità. Reputò suo dovere V esercitare eziandio la giustizia punitiva, ad altrui esempio ed a mantenere ciascuno nell’ osservanza dei proprii uffizi. Fece perciò decapitare sulla prora della sua galera il patrizio Carlo Contarmi, il quale aveva ceduto vilmente ai turchi la città di Navarino. Partitosi poi da Napoli, prese di assalto Io Zonchio, castello fortissimo per natura e per arte: e quinci, saccheggiato tutto il territorio occupato dai turchi, si diresse verso Zante ad unirsi all’armata spagnuola, destinata a sostenere e presidiare la nostra. Questa flotta spagnuola era composta di cinquanta legni, montati da sette mila soldati, sotto il comando di Consalvo Ernandes di Cordova, soprannominato il gran capitano. Avevaia spedita il re Ferdinando V alla volta della Sicilia, per gelosia, che il re Luigi XII di Francia volesse tentare la conquista di Napoli; e quando si accertò, essere svanita ogni cagione di sospetto, condiscese alle istanze del senato di Venezia, il quale avevaio supplicato a permettere, che quella flotta si unisse alla sua, per poter con più vigore combattere il comune nemico del nome cristiano. Unitesi adunque le due flotte, concertarono tra loro i comandanti di esse uu’ impresa per ricuperare Modone. Ma poiché di molto legname avevano bisogno per formare delle barche, deliberarono di prendere piuttosto la direzione dell’ isola di Cefalonia, ove la comodità dei boschi, avrebbe facilitato i loro progetti. I