2ik LIBRO XXVII, CAPO XIV. » grande verità, che una tirannia, che opprime i popoli, nuoce * vieppiù alla sicurezza dei sovrani. » CAPO XIV. Guerra dei veneziani contro i turchi. Quanto nell’Italia il dominio dei francesi metteva in pericolo la sicurezza dell’intiera penisola, altrettanto gli apparati militari del sultano Bajazet minacciavano la più feroce invasione alla vastità dei dominii veneziani in tutta I’ estensione del Levante. Diede stimolo ai secreti disegni di lui il contegno severo di Nicolò Priuli provveditore dell’ armata veneziana, la quale stanziava nelle acque dell’ Arcipelago a difesa della navigazione nazionale e del commercio in quelle isole e negli altri luoghi marittimi di que’dintorni. Ora, avendo egli incontrato non lungi da Metelino un grosso bastimento turco, il quale si rifiutò di praticare quei segnali di amicizia e di navale dipendenza, che secondo T uso di allora attestavano la scambievole armonia delle nazioni; tra i quali l'abbassare le vele, siccome adesso costumasi invece 1’ abbassare ed innalzare tre volte la bandiera; lo trattò da nemico, a tenore delle generali leggi del suo secolo; e quindi lo investì e lo mandò a picco. Fu soverchio per verità il suo zelo, tuttoché appoggiato alle leggi marittime; ma per evitare le gravi conseguenze di questo alto, le quali avrebbonsi potuto facilmente prevedere, meglio sarebbe stato non se ne fosse punto impicciato. Di fallo parve convenienle al senato, che si scegliesse un ambasciatore e lo si mandasse a Costantinopoli, il quale con blande maniere tentasse di calmare lo sdegno del sultano : e vi fu scelto cJ Andrea Zancani. Bajazet aveva già deliberato in pieno consiglio di muover guerra ai veneziani, ed il consiglio stesso ne aveva accolto con molta soddisfazione il progetto. Al che d’ altronde lo stimolavano continuamente il duca Sforza, angustiato per la lega