216 UBRO XXVII, CAPO XIV. la Morea ; e questi fu Francesco Cicogna : Andrea Loredan fu destinato provveditore a Corfù; Andrea Zancani lo fu pel Friuli; Agostino Malipiero fu eletto a comandare parecchie fuste colle quali affrontarne una squadra di turche, testé uscite dal fiume Bo-jana e fermatesi alla Vallona. Mentre in Venezia disponevansi le cose in tal guisa, Tarmata di Bajazet era uscita dallo stretto; numerosa di oltre a trecento legni; cioè, di cento galere, di altrettante fuste, di venti navi, e di altri cento legni di minor mole. Andava essa radendo le spiagge del Negroponte e dirigevasi verso la Morea. Il sultano Bajazet, dopo di aver fatto porre in carcere tutti i mercatanti veneziani ; più strettamente poi e più duramente l’ambasciatore Andrea Grilli, sotto il prelesto, che avesse mandato a Venezia, mentre trovavasi a Lepanto, la notizia degli apprestamenti dell’ armata turca ed i progetti di quel governo; partì alla testa delle sue truppe da terra. La flotta veneziana, forte di cenquargnlatrè vele, stava ancorala a Modone, osservando le mosse dei turchi, i quali si erano avanzati alle Sapienze, scoglio situato di rimpetlo a Modone. Al loro apparire, il capitano generale dell’ armata veneziana Antonio Grimani si pose alla vela in ordine di battaglia. Dal quale apparato spaventali i turchi; massime quando videro approssimarsi la squadra, che nc componeva T avanguardia, sotto gli ordini di Alvise Marcello; si diedero sollecitamente alla fuga, ed andarono a ricoverarsi nelTaltro lato dell isola. La flotta veneziana, che avrebbe potuto pur cogliere grande vantaggio da quel timore, d&.cui erano stali olii i nemici, ritornò a Modone, senz’avere intrapreso veruna cosa. Similmente accadde per Ire giorni consecutivi. La quale incertezza dei veneziani in determinarsi ad affrontare la battaglia fece nascere nei turchi il sospetto, che ne fossero molto deboli le forze, e che perciò non azzardassero di cimentarsi. Eglino perciò continuarono il loro viaggio. tu allora, che il comandante generale veneziano si determinò