Il nido dell' “Aquila” 129 di thè e sandwichs, e, sbarcati sull’altra riva, si montò in vettura scoperta malgrado una discreta pioggia. Alla stazione del sud la banchina assiepata di gente ed il Principe in uno stato pietoso col suo cappello schiacciato, macchiettato di fango ed acqua, salutante alla portiera del vagone il governatore e l’ufficialità. E naturalmente, appena partiti, se l’è presa con me perché ridevo di tanto patatrac; ma poi abbiamo fatto pace ed ha finito per ridere anche lui. In più s’è deciso a seguire un mio consiglio di due giorni prima, cioè di cambiare cappello, visto che ne aveva un altro alla lobbia assai più decente nella valigia ». Da Pietroburgo proseguirono fino a Londra, Portsmouth e Cowes per partecipare a nuove regate. Qui Cagni ebbe gran daffare come cerimoniere per uno scambio di visite fra il Principe e Leopoldo II del Belgio, un pranzo presso la regina Vittoria ed una colazione a bordo del “Crescent” col principe ereditario Edoardo duca di York, arbitro di eleganze, il principe Costantino di Grecia ed altri personaggi aulici. Sotto le apparenze di quella vita sportiva e brillante, il trentacinquenne ufficiale di marina che l’amore aveva liberato dalla solitudine spirituale precedente, maturò la coscienza di essere destinato ad emergere sul livello medio dei suoi colleghi come collaboratore delle imprese del Principe. Benché sempre vivace e disposto agli svaghi, pensieri maggiori lo impegnavano: l’ansia dell’amore si confondeva col presentimento della durezza delle prove che stava per affrontare e per la prima volta si alternarono in lui le idee della famiglia, della gloria, della morte. In un abbandono confidenziale aveva scritto da Stoccolma alla fidanzata: « Io non sogno, no, una felicità trascendentale da far paura, senza dolori, senza sofferenze! Dovrei vivere nelle nuvole, non su questa terra ove chi vive soffre più che non goda. Ma sarò felice quando potrò stare con la mia sposa, respirare l’alito suo, vivere nello stesso pensiero ». « Finora sono stato solo nella vita, solo più di quello che tu, Maria, non creda e unico mio compagno indivisibile fu la lotta piccola e grande nella quale se mi mancava il diritto o la forza, suppliva coll’audacia. Ma non 9-