anno ibi3. 505 » Sforza padre del duca presente, essere nel campo franzese quegli » medesimi capitani: ilTramoglia eGianjacopoTriulzi, e appresso » il figliuolo militare alcune delle medesime bandiere e dei mede-» simi capitani di quei contorni, che allora il padre venduto ave-» vano: onde il Tramoglia aveva superbamente scritto al re, che » nel medesimo luogo gli darebbe prigione il figliuolo, nel quale • gli aveva dato prigione il padre. » Nè siffatti presagi sembravano inverosimili, perciocché alla difesa di Novara non si trovavano che seimila svizzeri soltanto, senza cavalleria nè artiglieria da campagna. Tuttavolta il loro generale Giordano Undervald sperava molto su due corpi di settemila uomini, che gli dovevano tra non mollo arrivare per la valle di Aosta e del Ticino. Perciò egli non volle mai, che si facesse alla città verun riparo, nè trinciera, nè fosso, promettendo, che i suoi avrebbero fatto riparo coi loro petti contro le armi dei nemici : anzi mandò un trombetta al campo francese ad esortare quei soldati a non far spreco di polvere, perchè aveva egli lascialo loro aperte ad accoglierli le porte della città. D’altronde il Tramoglia, forte di cinquecento lancie, di seimila fanti tedeschi, di altri quattromila francesi e di ventidue pezzi di artiglieria, considerò non doversi perder tempo ad assalire gli svizzeri. Si avvicinò egli dunque sino alla Riotta, due miglia fuori di Novara, per essere pronto colà a far fronte ai primi settemila svizzeri, che sapevasi dover giungere all’indomani, valicando il Ticino. Ma questi, avvisali della posizione del nemico, passarono il fiume alquanto più solto ed entrarono quella stessa sera in Novara. Raddoppiate così le truppe svizzere, si dispose tosto il loro generale ad un’ impresa, che dovesse decidere ben presto della sorte delle armi. Senza lasciare ai soldati neppure un giorno di riposo, senz'aspettare gli altri settemila, che nel dì vegnente gli dovevano arrivare, senza cavalleria, senza artiglieria, la notte del 6 giugno 1513, condusse fuori della città il suo esercito per correre addosso al campo nemico. vol. vii. 64