anno 1508. 507 » novità, doveva essergli grandemente sospetta, e molesta, tuttavia » egli assentì d’ accrescere a loro potenza, et a se stesso pericolo. » A quei generosi pensieri poi, che haveva dimostrato di bavere » Giulio Secondo Pontefice rivolti alla grandezza e libertà d’ Ita-» Ha, come corrispondeva il farsi compagno, e confederalo con » Principi oltramontani, che cercavano d’opprimerla con la rovina » di quella Repubblica, che era confessato da tutti mantenere a » quel tempo la gloria del nome Italiano, e la speranza, che po-» tesse 1! Italia risorgere alla sua pristina grandezza, e reputatone! » quale sicurtà ne aspettava la Sede Apostolica, augumentandosi » in Italia la potenza di quei Principi per se stessi grandi, de’quali » haveva timore, e dall’autorità de’ quali si vedeva, che havreb-» bono convenuti dipendere i Romani Pontefici. Queste cose per » certo erano tali, che avanzavano tutto ciò, che mai havesse po-» tuto cadere ne’concetti de’ Senatori Venetiani, e d' altri, quali » siano, quantunque prudentissimi huomini. » Ma ad onta di tutte queste e molte altre riflessioni giustissime, il senato di Venezia vide ben presto, colla sua impareggiabile perspicacia, divenuto un fatto reale, quello che avrebbesi dovuto ragionevolmente riputare un paradosso politico : il quale fu appunto la lega formata nella città di Cambrai contro la repubblica di san Marco. CAPO II. Motivi che pajono aver dato V impulso a questa lega. Come abbiano potuto gli animi di tanti principi, avversi tra loro negl’ interessi, collegarsi a formare una lega sì formidabile, è assai difficile il determinarlo. Tuttavolta non mancano conghietture a renderne almeno probabile 1’ origine. E primieramente, Massimiliano, rinfrancatosi alcun poco per la tregua coi veneziani, era tuttavolta in condizione di guerra col re Luigi XII ; ma non essendo