anno 1500—1505. 251 a danno dei veneziani. Imperciocché occupò Rimini, s’ impadroni di Faenza, conquistò Brisighella, e tutti questi fortunati progressi furono in fine coronati col titolo di duca della Romagna conferitogli dal pontefice. Per le quali cose vieppiù sempre insuperbitosi, .entrò nel territorio bolognese, ove per altro gli convenne far sosta, perchè il re stesso, suo ajutatore, gli e ne intimò la partenza, volendo serbare illesi colà i diritti dei Bentivoglio, a cui aveva promesso protezione e difesa. Trovò allora suo conto in obbedire, e ritornarsene, ed unire piuttosto le sue alle truppe francesi, eh’erano dirette all’ impresa del regno di Napoli. Reduce anche da Napoli, finse di voler conquistare Camerino, posseduta allora dalla famiglia Varano: perciò si fece amico Guido Ubaldo duca di Urbino; e lo impegnò ad assisterlo con le sue genti, col progetto d’indebolirlo, per poi usurpargli il ducato. E vi riuscì per guisa, che T infelice Guido Ubaldo, con suo nipote Francesco della Rovere, potè appena salvarsi fuori dei proprii domimi. Ed in poche ore diventò egli padrone così di tutto quello stato. Poi lece mostra di voler conquistare altresì Camerino, finché ridusse il Varano a venire a patti con lui. I quali patti erano vantaggiosissimi per l’infelice Varano : ma caduto nelle mani del duca, fu fatto strozzare con due suoi figli. La condotta del Borgia incominciava ormai a disgustare anche Luigi XII re di Francia, il quale particolarmente lagnavasi, ch’egli malgrado il suo divieto avesse molestato i fiorentini. Entrò in mezzo allora il papa Alessandro VI per calmare lo sdegno deire: interpose perciò il cardinale di Roano e vi riuscì cosi bene, che Luigi se-cretamenle concertò con lui la conquista di Bologna, al quale scopo avrebbegli spedilo numeroso esercito dalla Francia. Ritornò allora nella Romagna il duca di Valenza ed intimò ai Bentivoglio, eh’ erano i padroni di Bologna, di restituire immediatamente alla Chiesa quella città, e di contentarsi di vivere in appresso coi loro beni privati. In questo framezzo un’ altra scelleratezza operò il duca